Nel post che chiudeva l'anno 2008 scrivevo che avremmo vissuto l'anno nuovo "...tra recessione, inflazione, deflazione e tasse che proprio non caleranno, visto che le proiezioni dei cervelloni danno tutto il 2009 in sofferenza..." Nel frattempo, il puttaniere nazionale accusava di disfattismo coloro che parlavano di crisi. Alla fine del 2009, nel solito post conclusi scrivendo "...Ci ritroveremo tutti, insieme a parenti ed amici, per affrontare la fine di un anno abbastanza faticoso con la speranza di iniziarne uno nuovo, migliore..." Il vecchio puttaniere ed i suoi servi, nel frattempo, stavano sfasciando il Paese. Alla fine del 2010, scrissi "...Sempre più persone vivono uno stato di bisogno, la crisi economica per noi sembra non avere fine, sempre più poveri ed emarginati affollano le nostre città..." Nessuno tra noi, tuttavia, allora immaginava che nell'anno che sta per finire, grazie al governo più indegno che si ricordi, avremmo sfiorato lo sfascio totale del Paese. Siamo precipitati, comunque, in un baratro dal quale, ad oggi, nessuno ci assicura che ne usciremo indenni.
Sono convinto che i propositi per l'anno nuovo debbano essere il frutto di una maggiore consapevolezza, più volte richiamata in passato. La democrazia, intesa come potere e forza dello Stato di riconoscere e tutelare i diritti degli individui, è minacciata dall'assalto di un nuovo potere: il capitalismo senza frontiere e regole, anche conosciuto come quel processo economico definito globalizzazione. Quella che viene spacciata per una crisi economica e finanziaria mondiale, in realtà è un attacco del mercato e della finanza speculativa a quei poteri che le rivoluzioni ed i morti dei secoli scorsi avevano assegnato alle democrazie: il controllo della politica sul mondo degli affari e la tutela dei lavoratori e delle classi sociali più deboli.
Se guardiamo a cosa sta avvenendo nel mondo e, quindi, anche nel nostro Paese, ci accorgiamo che più dei governi, sono le banche e i fondi privati della finanza mondiale a decidere le sorti di un popolo. La politica non è più al nostro servizio ma preda, se non complice, della finanza speculativa. Questo vale sia per la sinistra, un tempo più sensibile alla difesa dei bisogni e dei diritti collettivi ma oggi incapace di fronteggiare l'attuale momento sia per la destra, sicuramente più liberista, individualista e, proprio per questo, corresponsabile di questo attacco ai poteri della democrazia. Oggi, entrambe esercitano un ruolo loro delegato dal sistema degli affari, sistema che mira soltanto a ottenere il massimo del profitto.
Se si comprende questo, allora si comprendono anche i tentativi di emarginare, anestetizzare o nascondere qualsiasi protesta, illudendo l'opinione pubblica che la salvezza sia nella "crescita economica", anche ottenuta a costo di rinunciare, o meglio abolire, i diritti democraticamente ottenuti dai lavoratori e dalla società civile. Si comprende, ancora, perché si impedisce alla collettività di esercitare il diritto a poter discutere se quella "crescita economica" sia benefica o nociva per la stessa. Il mercato globalizzato, persegue tutt'altro scopo che il "benessere collettivo" e non c'è petrolio che distrugge ecosistemi o energia nucleare che devasta paesi che può impedire al sistema degli affari di raggiungere il suo scopo: il profitto. Si comprende, infine, la natura di certi "provvedimenti emergenziali", spacciati come necessari per la salvezza di un Paese e delle generazioni future ma che tali non sono, utili soltanto a smantellare lo stato sociale, i diritti dei lavoratori ed a proteggere banche e sistema finanziario speculativo.
A questo punto, per vincere il conflitto in corso, serve una rivoluzione culturale che sottragga la coscienza dei singoli individui all'etica del guadagno ed al culto del denaro, princìpi che hanno soppiantato, in qualsiasi campo, ogni altro valore etico e morale. La devastante "cultura" diffusa nella nostra società nel ventennio berlusconiano, lascerebbe spazio a poche aspettative. Eppure, piccoli barlumi di speranza in questo senso, vanno sicuramente riconosciuti all'anno che sta per concludersi: nuove forze collettive costituite da giovani generazioni hanno attraversato il mondo attraverso la "rete", con una forza d'urto democratica maggiore di quella provocata da moribondi o asfittici politicanti e mestieranti della politica, regimi e dittature. Dalla Spagna all'Italia, dalla Libia alla Tunisia, dalla Grecia all'Egitto, dalla Siria all'India, dal Brasile fino all'America, nascono e crescono nuovi movimenti anti-autoritari e contro la dittatura della finanza.
La protesta sta assumendo una dimensione globale. Da Occupy Wall Street ai nostri Draghi Ribelli, milioni di giovani in tutto il mondo, collegati tra loro attraverso la rete, hanno iniziato una protesta che ha un solo obiettivo: la finanza e la crisi che ha provocato nel mondo intero. L'incondizionato appoggio a questi movimenti che hanno promesso, per il 2012, maggiore impulso alla loro protesta, ritengo sia necessario, di vitale importanza.
Ancora: per vincere la stretta mortale con cui la finanza sta strangolando la nostra società, è necessario riappropriarsi di quei poteri elettivi che, il popolo, esercitava prima che fosse costretto a votare assemblee di nominati, utili solo a fare gli interessi dei gruppi affaristici. E' necessario sollecitare e ottenere, al più presto, una nuova legge elettorale che restituisca a noi, il diritto di scegliere chi deve rappresentarci.
Infine, e questo l'ho più volte dichiarato ultimamente, sosterrò nuovi soggetti e nuove forze sociali, dove le giovani generazioni siano i protagonisti e che, comunque, intendano riappropriarsi del loro e del nostro futuro. Questo, significa guerra aperta a tutti coloro che fino ad oggi hanno rappresentato e ancora rappresentano la vecchia politica ed i politicanti di mestiere. Devono sparire dalle nostre vite e non devono più sedere in alcun organo che rappresenti le nostre Istituzioni a livello internazionale, nazionale o locale che sia.
Nessuno escluso.