Da pochi anni vivo in un Comune a pochi chilometri da Roma, in una zona bellissima. Accanto alla mia abitazione c'è quella della mia più cara amica. Ci conosciamo da più di 20 anni. Insieme abbiamo acquistato quello che poi è diventato il nostro "villino" bifamiliare, due bellissime abitazioni immerse in un grande giardino.
Tutto è iniziato alla fine di novembre dello scorso anno quando, alle 3 e mezza di notte, la sirena collegata all'impianto antifurto del mio appartamento ha iniziato ad ululare. Vi siete mai svegliati di soprassalto, nel cuore della notte, al suono di una sirena che fuori dalla vostra finestra squarcia violentemente il silenzio della notte? In fondo, si tratta di un impianto antifurto e, quindi, qualcosa sta succedendo! Qualcosa che chiunque vorrebbe evitare! La violazione del proprio appartamento da parte di sconosciuti! Immaginate quante ipotesi, congetture, idee possono passare nella mente ancora confusa e insonnolita, in una frazione di secondo? Mentre il cuore pompa all'impazzata e una sirena lancia i suoi acuti avvertimenti, ascolti il buio che ti circonda per capire che succede. Non capivo, non sentivo, ho disattivato l'allarme! Ho afferrato un machete che uso per giardinaggio e... d'altra parte, quale balordo si sarebbe trattenuto in casa, con il casino che aveva fatto? Che pensiero stupido il mio.
Erano passati pochi secondi dall'allarme e squilla il mio telefono. Non dimenticherò mai più il tono di quella voce che mi parlava. Terrore, mantenuto forzatamente sotto controllo che si sforzava di ragionare e dominare gli eventi che stavano accadendo. Era la mia amica e vicina di casa che, prima ancora di preoccuparsi per lei, si allarmava per me. Mi raccomandava subito, di non uscire. Sapeva che il mio primo impulso sarebbe stato quello di andar fuori, aggredire chi stava aggredendo. Perché in casa sua c'erano i ladri e lei si era chiusa in bagno. Dovevo star chiuso dentro casa mia, non uscire per nessun motivo e chiamare la polizia.
Così ho fatto. Dieci interminabili minuti di attesa mentre, al telefono con lei, cercavo di capire come stava, cercavo di sapere che stava succedendo. Era stata svegliata dal suono della mia sirena antifurto, aveva acceso la luce. Era intontita ma aveva subito notato che la camera da letto era in disordine e le pareva di aver sentito alcuni rumori in casa. Si era alzata in fretta e si era chiusa in bagno. C'erano dei ladri, più d'uno, forse erano scappati, non sentiva rumori ora. Dieci interminabili minuti di attesa della polizia, guardando fuori dalla finestra per vedere di individuare il pericolo, al telefono per confortare la mia amica, con la voglia di uscire e correre da lei ed il terrore di quello che poteva essere successo.
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