28/01/10

Tutti i nodi

... verranno al pettine!!! Tempo fa, sostenni una discussione che verteva sull'affermazione che muovere critiche al Governo in carica ed a Berlusconi, fosse oramai diventata una forma di prevenzione verso gli stessi o quasi una moda. Naturalmente, non condivisi tale affermazione perché convinto che la "critica", anche fine a se stessa e priva di contenuti propositivi, è una sacrosanta espressione di dissenso che l'individuo esercita come suo diritto.

27/01/10

RICORDARE SEMPRE

Lager01.jpg

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

(da "Se questo è un uomo" di Primo Levi)

Lager02.jpg

25/01/10

IMMIGRAZIONE 4

Per comprendere quello che oggi stà avvenendo nel nostro Paese sulla questione "migrazioni", è necessaria anche la conoscenza della storia delle stesse e come abbiano interessato, nelle diverse epoche, il nostro Paese. Certamente è un fenomeno che ha assunto le dimensioni attuali in pochi anni, mettendo a dura prova la nostra più che matura società dell'opulenza ed i governi locali e nazionali, spaventati e impreparati al confronto. Tuttavia, non è un fenomeno inedito.

immigrazione.jpgAd aiutare a comprendere, dovrebbe soccorrere anche la "memoria": il nostro Paese, dall'unità d'Italia fin quasi agli anni '70, è stato il maggior esportatore di mano d'opera in Europa, con circa 28 milioni di espatri. Negli anni '50 e '60 lasciarono l'Italia, in media, circa 300.000 italiani l'anno. Gli italiani che nel 1970 migrarono furono 152.000, a fronte di 144.000 stranieri residenti nel nostro Paese (fonte dati Caritas/Migrantes - Dossier statistico sulle migrazioni, anno 2005). Fino a quell'epoca, ossia gli anni '70, il fenomeno degli immigrati era talmente marginale per l'Italia da non giustificare nessuna cornice giuridica o organizzazione amministrativa dedicata.

Un primo interesse specifico si ebbe negli anni '80, quando l'Italia ratificò la "Convenzione internazionale sui lavoratori migranti" n. 143, firmata dal nostro Paese nel 1975 nell'ambito dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL). La Convenzione, promuoveva l'uguaglianza di opportunità e di trattamento dei lavoratori migranti. La legge che recepì la stessa, fu la 158 del 1981. A questa, seguì la legge 943 del 1986 che prevedeva norme anche contro l'immigrazione clandestina. Tuttavia, per tutti gli anni '80 gli interventi sulle migrazioni il nostro Paese li affidò a circolari del Ministero dell'Interno mentre il soggiorno e le espulsioni venivano regolati sulla base del "Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza". La prima regolarizzazione di stranieri presenti nel nostro Paese, si ebbe negli anni 1986 - 1987 e 1988 e registrò quasi mezzo milione di presenze.

Un primo intervento organico di legiferare sul fenomeno, fu tentato negli anni 1989-90 dall'Onorevole Claudio Martelli, allora Vicepresidente del Consiglio con delega all'immigrazione. La legge n. 39 del 1990 che prese il suo nome, si presentò sicuramente con contenuti attenti a cogliere i diversi aspetti del fenomeno immigrazione, dall'impatto della stessa sulla società  all'inserimento sociale degli immigrati e all'allontanamento degli stessi dal nostro territorio. Vennero stabiliti, inoltre, dei programmi di flusso e disposti appositi fondi per l'accoglienza. Certamente tale normativa intervenne in una situazione in cui gli stranieri giungevano nel nostro Paese ancora in forma ridotta e attraverso vie controllabili.

Nei primi anni '90 cominciarono ad essere registrati flussi massicci di immigrati, a causa di alcuni eventi "critici" che, in Europa, interessarono diverse nazioni. Si iniziò con l'ingresso di persone proventienti dalla ex Jugoslavia, fuggite dal loro Paese interessato da una guerra civile che causò devastazione e morte tra la popolazione. Negli anni successivi anche dall'Europa dell'Est cominciarono ad affluire migranti, caratterizzati da albanesi, romeni, polacchi, ucraini. Tutte popolazioni interessate da una profonda crisi economica e politica che causava, nelle rispettive nazioni, povertà, insicurezza e paura.

E' in quegli anni che si registra nel nostro Paese l'emergenza sociale. La quale, invece di essere affrontata con un organico intervento strutturale dalla politica, fu rappresentata e mediata dalla società dello spettacolo!!! Purtroppo, lì e rimasta fino ai giorni nostri!!!! Ho già parlato degli effetti "dannosi" che i media hanno avuto e ancora causano all'immagine degli immigrati, quindi è inutile che mi ripeta.

In questo contesto da "sindrome" da invasione, si sono succedute le più importanti, e per lo più inutili, leggi sull'immigrazione. Nel 1995 il Governo tecnico di Lamberto Dini, su pressione della Lega nord, varò il Decreto Legge 489 che conteneva norme più severe sulle espulsioni e sui ricongiungimenti familiari. Sempre lo stesso decreto, su richiesta del centrosinistra, conteneva anche provvedimenti per l'assistenza sanitaria e la regolarizzazione degli immigrati. Tuttavia, il complesso di norme non scoraggiò l'immigrazione clandestina che continuò indisturbata il suo flusso.

Nel 1998 fu approvata la legge n. 40, così detta "Turco-Napolitano", che prevedeva un complesso di diritti e doveri impegnativi per lo straniero, per il datore di lavoro e per lo Stato, nella prospettiva della partecipazione "congiunta" dei tre soggetti alla vita pubblica e all'integrazione sociale. Non si riuscì, in quell'occasione, ad inserire anche il diritto di voto tra le norme. A parte alcune figure controverse come il "tutor" che ben presto si dimostrò inutile quando non dannoso, anche questa legge non fermò l'immigrazione clandestina.

Agli inizi del 2002 venne varata la legge 189, anche detta "Bossi-Fini" che intervenne sull'impianto della legge Turco-Napolitano, modificandolo in senso repressivo. Anche la Bossi-Fini si rivelò fallimentare, tant'è che lo stesso Governo di centrodestra, nel giugno 2002, avviò la più imponente regolarizzazione di stranieri avvenuta nel nostro Paese. Inoltre, a fronte delle "richieste" da parte delle realtà produttive del nostro Paese ed al fine di "accontentare" l'anima pragmatica del suo elettorato a scapito di quella "ideologica", raddoppiò i flussi programmati in precedenza per il 2003 e li quadruplicò nel 2006. I cittadini stranieri che ne beneficiarono furono in prevalenza rumeni, ucraini e albanesi (dati Ministero dell'Interno - Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione).

Anche il successivo Governo di Romano Prodi che, in "campagna" elettorale, aveva assunto um impegno "incisivo" in tema di migrazioni, nel 2007 avviò un pacchetto di riforme e interventi, soprattutto in via amministrativa. Inoltre, adottò sedi informali di confronto con categorie economiche e sociali interessate. L'azione del Governo era mirata a individuare tutte le dimensioni del fenomeno e le loro connessioni, al fine di scoraggiare l'immigrazione clandestina e favorire l'integrazione. L'approccio innovativo al fenomeno, tuttavia, non ebbe un sostegno adeguato dalla coalizione di maggioranza mentre una serie di fatti di cronaca, ampiamente amplificati dai media, riportarono in auge la paura e l'insicurezza, opportunamente "sfruttata" dall'opposizione.

Il resto... è storia attuale. Assistiamo a corsi e ricorsi "emergenziali", per lo più di carattere istituzionale, in cui la questione migratoria ha assunto il carattere di "sicurezza". Manca qualsiasi intervento organico al fenomeno, fosse anche di rigetto. E' cambiato, invece, il sistema di lettura dello stesso, riducendolo ad un problema di "sicurezza pubblica", riconducendo la condizione giuridica dello straniero all'interno dei così detti "pacchetti di contrasto alla criminalità"!! (continua)

21/01/10

DOMANDA BREVE N. 6

Alcuni giorni fa, dopo aver letto un articolo pubblicato sul blog di Beppe Grillo, ho riflettuto sulle "motivazioni" che, a detta di alcuni rappresentanti dell'attuale maggioranza di Governo nonché del Ministro della Giustizia, dovrebbero giustificare agli occhi del "popolo" quel provvedimento di riforma del nostro sistema giudiziario chiamato "processo breve" nonché mettere mano ad un'approfondita e radicale riforma dell'intero sistema, quest'ultima parte condivisa anche dai rappresentanti dell'opposizione, anche se non si capisce bene che cosa intendano per "riforma", quelli della sinistra.

Naturalmente, la riflessione è stata preceduta da una ricerca, per verificare la veridicità di alcune affermazioni e di alcuni dati citati nel blog di Grillo che facevano riferimento al Dossier 2008 riguardante il "rapporto sul sistema giuridico dei Paesi dell'Europa", redatto, come ogni anno, dalla Commissione Europea per l'efficienza della giustizia, (http://www.coe.int/t/dghl/cooperation/cepej/default_FR.asp?) organismo che fa capo al Consiglio d'Europa, e formulato su dati del 2006.

Trovato conferma, ho scoperto che in alcune nazioni europee, il numero di magistrati a disposizione per 100.000 abitanti è:

Italia 14,8
Austria 22
Belgio 22
Danimarca 17
Francia 14,8
Germania 30
Grecia 33
Olanda 17
Norvegia 26
Portogallo 30
Spagna 14,6
Inghilterra 11,6

Devo dedurne che abbiamo il minor numero di magistrati, insieme alla Spagna e alla Francia!! Qualcuno potrà obiettare che sbaglio: c'è pure l'Inghilterra!! No, non sbaglio perché lì le indagini le fa la Polizia e il Pubblico Ministero non esiste!!! Poi ho scoperto quanti processi civili seguono, nei Paesi europei, questi magistrati, naturalmente pro-capite:

Italia 438
Austria 67
Belgio 202
Danimarca 175
Francia 224
Germania 54
Spagna 260

Senza citare tutti i numeri che si trovano in quel rapporto, devo ancora dedurre che anche per i processi civili sembra che i nostri magistrati siano parecchio indaffarati!!! Poi, ho trovato le cifre dei processi penali svolti, sempre dai magistrati europei, e sempre pro-capite:

Italia 190
Austria 16
Belgio 27
Danimarca 43
Francia 80
Germania 42
Portogallo 63
Spagna 54
Inghilterra 103

Sembrerà incredibile ma devo ancora dedurre che anche nei processi penali i nostri magistrati mi sembra che abbiano parecchio lavoro da svolgere!!  Infine, una curiosità sul Consiglio Superiore della Magistratura, organo di controllo dei magistrati, vergognosamente nelle mani dei "comunisti" e che svolgerebbe una funzione "corporativa", sembre a detta di alcuni rappresentanti di questo Governo! Quanti magistrati sono stati puniti nel 2006, in Europa, dopo relativo procedimento disciplinare a cui è seguita una sanzione?

Italia 66 magistrati
Francia 14 magistrati
Germania 29 magistrati
Spagna 24 magistrati

Tralasciando di elencare tutti i dati che sono veramente tanti e potrei annoiare, devo ancora dedurre che questi "comunisti" del Consiglio Superiore della Magistratura ci danno giù duro con i loro colleghi!!! Alla faccia del corporativismo!!!

DOMANDA:

State meditando????? No, non tu comunista, ateo e sempre pronto a "criticare". Domando a voi, voi difensori della fede, dell'orgoglio italiano, della nostra cultura e delle nostre tradizioni, voi che vedete il tanto bene che a questo Paese hanno fatto gli attuali governanti, voi, state meditando? Sapete quali e quanti processi, a parte quelli dell'unico interessato a questa "riforma", salteranno? Voi, riuscite ad immedesimarvi, per esempio, nelle mogli, nei figli, nelle madri e nei padri, nelle fidanzate, nei fratelli e negli amici delle vittime della tragedia della Thyssen? Perché, lo dovreste sapere già che con questa norma, quel processo salterà!!!

20/01/10

GIARDINAGGIO & MOLTO ALTRO

Praticare giardinaggio, è indubbiamente una passione. E' sufficiente un piccolo vaso posto sul davanzale di una finestra, per riprodurre il nostro piccolo e magico mondo "naturale". Mondo che diventa più complesso e vasto se abbiamo a disposizione lo spazio di un balcone, di una terrazza o di un giardino.

giardinaggio.jpgCome ogni passione, il giardinaggio richiede attenzione e perseveranza. Si, anche la "tecnica", indubbiamente. Tuttavia, la "capacità" di far crescere una pianta non nasce necessariamente dalla preventiva "conoscenza", quanto dall'esperienza che si acquista con il tempo. Un fallimento, può deludere le nostre "aspettative" ma l'errore difficilmente potrà essere ripetuto una seconda volta. La seconda volta è quella in cui avremo acquisito la conoscenza tecnica. Accade ogni giorno, nella nostra vita. Gli errori, insegnano!!

Fare giardinaggio, tuttavia, non soddisfa solamente le nostre passioni. E' anche un modo per ripristinare un rapporto diretto con la natura, riconoscendo non solo che le piante ci consentono di vivere ma che tramite la stessa possiamo conoscere l’essenza del creato e della creatività.

Nei deserti urbani in cui viviamo, assistiamo indifferenti all'allontanamento della natura dalla nostra vita, al punto da mettere a rischio la nostra stessa sopravvivenza. Curare una piccola pianta può renderci "consapevoli" che la creatività della natura e la creatività dell'uomo possono trovare nuovamente un punto d'incontro. Sarebbe l'inizio di una rinascita.

Ci renderemo conto, allora, che questo punto d'incontro non può essere la natura imbavagliata, monocoltivata, massificata, avvelenata dai nostri pesticidi e pompata dai nostri concimi chimici. Non può essere quella dei territori continuamente sottratti alla sua creatività e distrutti per far spazio alla "creatività" dell'uomo.

Ci renderemo conto, infine, che la natura è un nostro compagno paritetico che necessita di indipendenza e libertà quanto noi. Non più uno schiavo sottomesso ai nostri capricci ma un'indispensabile compagno che garantisce ed accresce il nostro benessere.

Se tutti cominciassimo a restituire un poco di quel "territorio" sottratto alla stessa, sia pur esso un piccolo davanzale, avremo milioni di piante nelle nostre città. Milioni di nuove "coscienze" possono generare una rivoluzione: un trattato di pace con la natura che sovvertirebbe quello che fino ad oggi è considerato giusto e che, invece, è mortalmente rischioso per gli esseri umani: assoggettare la natura.

Un piccolo vaso sul davanzale è una cosa incredibilmente positiva. Porta gioia e benessere non soltanto a noi ma anche a coloro che ci vivono intorno e che possono godere della sua vista oltre che dei benefici che la natura dà. E, magari, anche in città potranno tornare, in futuro, api, farfalle, maggiolini, merli ed i tanti uccellini scomparsi.

14/01/10

FENOMENO IMMIGRAZIONE 3

Continuo la mia riflessione, iniziata sul finire dello scorso anno. Dopo un primo post, nel quale ho elencato una serie di statistiche che analizzano il fenomeno "immigrati" nell'ultimo decennio ed un secondo in cui ho accennato alle "paure" degli italiani, approfondisco quest'ultima riflessione: la sensazione di paura (nella fattispecie per lo straniero) che in un precedente post ho affermato non dovrebbe essere sottovalutata, è principalmente una questione di percezione. L'insicurezza che ne consegue, inoltre, pone dei limiti sia economici sia sociali e, purtroppo, una politica sviluppata sulla potenza simbolica della paura, a lungo andare presenterà dei costi sociali sempre meno gestibili. Quindi, la paura va individuata e compresa, al fine di poterla sconfiggere... anche con un'attenta politica di gestione dei flussi migratori e dell'integrazione che ne consegue.

immigrazione.jpgSono tanti i fattori di "insicurezza" che ci assalgono: a quelli che fino ad un recente passato costituivano il nostro bagaglio quotidiano di difficoltà, se ne sono rapidamente aggiunti altri, specifici dell'epoca che viviamo e che riguardano le grandi questioni globali come l'emergenza climatica, il crollo dei mercati finanziari mondiali, il terrorismo, le pandemie e.... l'immigrazione.

La solidarietà esercitata all'interno di un "nucleo" sociale ben definito, strutturato e limitato nello spazio, di cui si conoscevano le origini ed i confini, si condividevano la cultura e le tradizioni, oggi deve essere allargata a dismisura, investendo più contesti sociali e culturali e confini sempre meno definiti. Tutto questo, senza un'adeguata "preparazione". Chi rimane ancorato al piccolo nucleo, vuoi per insufficienza culturale vuoi per incapacità oggettiva ad affrontare l'espansione dello stesso, dimostra quel fastidio generato dalla non comprensione e dall'incapacità ad adattarsi, con la paura che spesso si trasforma in paranoia.

Chi governa dovrebbe farsi carico di questi limiti, investendo risorse ed energie per la diffusione, nelle scuole principalmente ma anche nella società civile, di una "cultura" mirata alla conoscenza dei fenomeni in corso a livello globale, alle loro caratteristiche peculiari, ai vantaggi che gli stessi apportano alla nostra società ed anche agli svantaggi causati da una gestione non sufficientemente adeguata degli stessi. Per la questione "immigrati" vale lo stesso discorso e solamente una buona gestione dell'integrazione "nostra" e dell'integrazione "loro" potrà sanare i mali di cui oggi soffriamo. Si, anche della nostra "integrazione" perché sempre più spesso siamo completamente "fuori" da quei fenomeni globali che avvengono e regolano la nostra vita, migrazioni comprese. Semplicemente, li ignoriamo salvo poi subirne le conseguenze.

A quelle sopra descritte che si possono definire "percezioni personali", se ne aggiungono altre che vengono dall'esterno e che inducono chi le riceve a determinati comportamenti. Principale responsabile dell'ampliamento delle percezioni è chi detiene ed esercita la capacità della rappresentazione: i media. Non c'è dubbio che sulla paura e sulla percezione di vivere insicuri, oggi agisca molto la "visibilità" crescente degli immigrati, attraverso i media.

I media, hanno raggiunto una potenza iconografica tale da essersi trasformati in "pianerottolo di condominio", dove le notizie si scambiano velocemente ed il colpevole oppure la vittima sono quelli del palazzo accanto. I media, oggi ti portano direttamente sulla scena di un delitto, nel teatro di una guerra, ti mettono in contatto diretto con gli episodi che avvengono, te li portano in casa. Se gli stessi succedono a qualche isolato da casa tua oppure a centinaia o migliaia di chilometri dalla stessa, non fa differenza.

Quando questi messaggi sono trasmessi da una "cronaca" troppo affrettata e superficiale, senza un'apposito filtro che ne consenta la corretta interpretazione, può capitare che chi riceva il messaggio si "immedesimi" nell'evento, esaltando quelle paure già insite nell'essere umano e pensando che solo per una coincidenza non era, per esempio, al posto della vittima di un atto criminale. Se poi quella cronaca è intenzionalmente "superficiale" oppure vuole, sempre intenzionalmente, aumentare la "visibilità" di un determinato fenomeno, le conseguenze sono facilmente immaginabili.

Oggi, l'espressione "straniero uguale criminale" è la più diffusa. Eppure, a leggere i dati dell'Osservatorio di Pavia Demos Unipolis, su uno studio sulla "sicurezza in Italia e significato tra immagine e realtà" (http://www.demos.it/2008/pdf/sicurezza_italia_2008.pdf) si scopre che "l'andamento del numero delle notizie sulla criminalità, manifesta nel periodo 2005-2008 un trend crescente e nel 2007 si assiste ad una vera e propria esplosione di notizie relative ad atti criminali.... Realtà e notiziabilità si muovono in modo autonomo.... All'esplosione dell'attenzione mediatica nel 2007 corrisponde una diminuzione, seppur lieve, del numero dei reati... Inoltre, se consideriamo le indagini demoscopiche, vediamo come al diminuire dei reati ed al contemporaneo crescere delle notizie sulla criminalità, la percezione dell'opinione pubblica segua il dato mediatico e non quello reale".

E' chiaro, quindi, che una buona politica, unitamente alla gestione dell'immigrazione si debba far carico di questo aspetto del fenomeno che solo per non disperdere il discorso non affronterò in questo post. Comunque, come ho spesso ripetuto, sulla nostra "informazione" deve essere svolto un approfondito dibattito politico con conseguenti ed adeguati interventi per eliminare, definitivamente, alcune "particolarità" che non garantiscono nè la pluralità della stessa nè l'indipendenza. Inoltre, riqualificare la professionalità del giornalista, secondo me non sarebbe cosa sbagliata!!

Nella visione poliedrica delle paure che gli italiani nutrono verso gli stranieri intervengono ancora altri fattori, per nulla marginali. Parte del conflitto si sviluppa a causa delle differenze che gli immigrati ci propongono, dalle loro abitudini quotidiane avvertite con fastidio dai nostri sensi, fino alle loro forme di "separatezza" in enclave, mercatini e ristoranti etnici. Altro motivo di paura, nasce dalla sensazione di una crescente competizione per l'accesso a servizi pubblici quali la casa, gli asili nido o gli ospedali, la cui fruibilità appare ridotta; c'è chi pensa che a causa dell'immigrazione si provochi un crescente degrado del territorio determinato da sporcizia, inciviltà, incuria; ancora, c'è chi teme in modo particolare gli "islamici" che vorrebbero imporci il loro ordine.

Tuttavia, seppur molteplici, i motivi di conflitto sono da ricondurre a poche e specifiche responsabilità: la mancanza di una politica di gestione dell'integrazione e la sempre meno presente sostenibilità del nostro "sistema di protezione sociale". La "politica della sicurezza", serve anche a nascondere queste gravi lacune, in particolar modo il "sostegno sociale". Poniamoci questa domanda: immaginando per un attimo di non avere più quei 5 milioni di stranieri nel nostro Paese, avremmo più asili nido a disposizione? Avremmo più posti letto disponibili nei nostri ospedali? Il Servizio Sanitario Nazionale sarebbe in grado di sostenere ed aiutare quei circa 600.000 nostri concittadini che oggi devono rivolgersi ad una "badante" per avere assistenza a domicilio? Le aule scolastiche sarebbero meno affollate? Le "case popolari" ci sarebbero? Le carceri, sarebbero meno piene? I cumuli di immondizia che caratterizzano il paesaggio di alcune nostre città, sparirebbero? Il degrado del nostro territorio che spesso causa vittime per frane, allagamenti e disastri naturali simili, cesserebbe?

Ancora: la mancanza di una politica di gestione dell'immigrazione, incoraggia tutti quei sistemi di sfruttamento che favoriscono l'illegalità nel nostro paese. Quest'ultima, non è solamente "criminalità" ma anche lavoro nero, affitti in nero, bagarinaggio dei servizi, sfruttamento, caporalato... che trovano consenzienti gli "stranieri" più per opportunità che per convinzione e che trasmette agli stessi un messaggio peraltro molto chiaro: la società ospitante vive "fuori legge" e, pertanto, è una pratica che conviene!!

Siamo talmente presi dalle nostre "paure" da non pensare che tutte queste forme di sfruttamento danneggiano il nostro mercato del lavoro, il sistema fiscale contributivo, la competitività delle imprese, contribuendo a formare, invece, quella ricchezzetta sommersa che non crea benessere per il Paese (PIL) ma va ad arricchire ben altri soggetti.

Il sistema illegale in cui viviamo e che non contrastiamo con un'efficace politica delle migrazioni e dell'integrazione, condiziona pesantemente i flussi migratori irregolari perché è dagli stessi che trae vantaggio. L'economia sommersa concorre al ribasso dei diritti ed aggredisce la nostra economia, danneggiandola. Combattere l'immigrazione irregolare, prendendosela con gli immigrati e senza stroncare l'economia sommersa, è solamente una perdita di tempo che non produrrà alcun beneficio. (continua)

11/01/10

A L'AQUILA? SI VIVE BENE!!

Il telegiornale di Canale 5 del 20 dicembre 2009, all'ora di pranzo, ha proposto un breve reportage sullo stile di vita nelle città italiane, simile ai tipici resoconti giornalistici che caratterizzano molti dei programmi della nostra TV e realizzati per riassumere fatti, fenomeni e curiosità accaduti nell'anno che volge al termine. A conclusione dello stesso, il giornalista incaricato di commentare le immagini che apparivano sullo schermo, ha affermato "...anche a L'Aquila, dopo il sisma, è migliorato il livello di vita". Fine del servizio. Ed io, a l'Aquila, ci sono andato!! Dopo natale, approfittando del mio periodo di ferie, mi sono concesso una gita "fuori porta" con un'amica, anche lei curiosa di vedere con i propri occhi questo nuovo miracolo italiano. Un viaggio di un paio d'ore di macchina e la nostra curiosità è stata totalmente soddisfatta!! Potrei riferire quello che ho visto ma non lo farò!

 

via rosso guelfaglione.jpg

Racconterò, invece, quale sensazione ho provato nel vedere la città de l'Aquila (quasi nove mesi dopo il terremoto) ed i famosi insediamenti chiamati C.A.S.E. oppure le villette ed i M.A.P. (i containers, per capirci) realizzate per gli aquilani. Più che una sensazione, è un ricordo legato ad un periodo della mia vita che va dall'infanzia all'età adulta!!

Avevo quasi 10 anni quando, con la mia famiglia, ci trasferimmo in un "nuovo appartamento" che si trovava in un quartiere dell'estrema periferia romana, chiamato "Spinaceto". Trovate notizie dello stesso anche su wikipedia e se fate una ricerca su google, troverete vasta "letteratura" riguardante questo quartiere di Roma, non sempre positiva!!! Così, se dico bugie sarò facilmente smentito!!

E' un quartiere nato come "popolare", realizzato negli anni 60 su un progetto urbanistico che, all'epoca, fu definito "innovativo"!! Il "quartiere", costruito nel deserto della campagna romana, oltre il raccordo anulare ed a circa 30 Km dal centro di Roma, quando vi andai a vivere era composto da 8 "lotti" abitativi. Ogni lotto, corrispondeva a 3 palazzoni di otto piani per un totale di 240-250 appartamenti concessi in affitto, dall'ex Istituto Autonomo Case Popolari, a nuclei familiari monoreddito o con reddito non sufficiente a sostenere un "affitto" che non fosse agevolato. In totale, parliamo di circa 2.000 famiglie ovvero più di 10.000 persone tra adulti e bambini che inizialmente andarono a costituire la "popolazione" del quartiere!!

Il progetto urbanistico fu definito "innovativo" perché prevedeva uno sviluppo del "quartiere" che fin dall'inizio aveva individuato quale "direttrice" di espansione avrebbero avuto gli edifici abitativi e la viabilità ma anche gli spazi destinati a verde pubblico, parchi naturali, centri commerciali e altri definiti "ombibus" ovvero complessi edilizi in cui avrebbero trovato posto negozi ed uffici privati e pubblici. Infine, vanto dei politicanti dell'epoca, finalmente si dava una casa a tutti coloro che non potevano permettersene una!! Naturalmente, ciò che fu "la realtà" può raccontarlo solo chi ha vissuto in quel quartiere!!

La viabilità, ad esempio, a Spinaceto assunse un "significato" toponomastico, se non ricordo male, 5 anni dopo il mio trasferimento in quel quartiere!! Prima che le strade riuscissero ad avere un "nome", se la domenica si invitava qualcuno a pranzo oppure, nei casi peggiori, si chiamava un'ambulanza per un malato, si dovevano invitare gli stessi, una volta raggiunto il quartiere, a chiedere ove fosse il lotto quinto oppure il lotto secondo... ed una volta individuato lo stesso si doveva cercare la "scala" ove era situato l'appartamento!! Ve lo immaginate? Invitate un amico e invece di fornire allo stesso il nome di una strada ed un numero civico, dovete dirgli: "mi trovi al lotto terzo, scala G, interno 12"!!

Questo, tuttavia, era il male minore!! I famosi "centri commerciali", per anni furono alcune "baracche" prefabbricate, gestite dall'ECA, Ente Comunale di Consumo!! C'era il panettiere che vendeva un po' di tutto, il macellaio ed un piccolo bar dove gli "adulti" potevano almeno ubriacarsi!! Il trasporto pubblico, necessario per raggiungere Roma (ricordo, almeno 10.000 persone vivevano in quel quartiere) era... non saprei come definirlo!! Un piccolo automezzo che collegava Spinaceto all'Eur e che poteva contenere, al massimo, 20 persone sedute. Una specie di residuato bellico che seppur "bambino" stentavo a credere potesse ancora esistere!!

Dopo qualche anno, scoppiarono le prime "rivolte" popolari contro la pessima gestione del "trasporto pubblico" e l'assoluta mancanza di esercizi commerciali... Allora arrivarono anche un paio di "mercatini" ambulanti: inizialmente un paio di volte a settimana e, sempre dopo parecchi anni e parecchie proteste, stabilmente tutta la settimana. Inoltre, il quartiere fu dotato di una "linea" di trasporto pubblico, costituita con gli automezzi più fatiscenti recuperati dalle autorimesse di Roma.

Il verde pubblico ed i parchi, per più di un decennio furono "giardinetti" senza manutenzione che ben presto divennero fatiscenti e... tanta campagna romana. Per i negozi fu necessario attendere quasi un ventennio. Il primo commissariato di pubblica sicurezza arrivò che il "quartiere", nel frattempo ingranditosi con nuovi insediamenti edilizi, contava più o meno 70.000 abitanti. Solo di giorno, però!! Infine, inesistenti fono ad oggi, teatri, sale cinematografiche, centri culturali e di intrattenimento.

Insomma, in tutto e per tutto era quello che fu ben presto definito "quartiere dormitorio". Appellativo ancora oggi valido anche se, confrontato con quello vissuto da me, oggi potrei definirlo tutto "rose e fiori"!!!

In questo quartiere "modello" prosperò inizialmente l'emarginazione e successivamente il degrado e la violenza. Ricordo compagni di scuola che ben presto trovarono sfogo nella droga... fino a friggersi il cervello per una dose tagliata male!! Ricordo ancora chi ben presto si organizzò in piccole bande... e che in età adulta finì ammazzato su una strada di periferia!! Quelli più fortunati, invece, in galera.

Per i giovani non c'era neanche la parrocchia... la prima arrivò dopo più di 10 anni e la seconda superò il ventennio. La chiesa, nel frattempo, era un prefabbricato piccolo e freddo che oggi ancora esiste. I giovani che volevano evadere dall'emarginazione, potevano metter su campetti in cui giocare a pallone, organizzare tornei di tennis sull'asfalto oppure corse di biglie ed il più classico "guardie e ladri"!! Il "muretto" rimaneva il punto sicuro in cui riunirsi!! Sul finire degli anni 70, in pieno austerity, fu anche possibile aiutare i genitori nella cura di "piccoli orti" i quali, insieme a qualche circolo bocciofilo (abusivo), costituivano il "passatempo" degli adulti e degli anziani, insieme al gioco delle carte. Il primo "circolo anziani" ufficiale e "legale" arrivò dopo quasi un ventennio!!!

Immagino che queste mie "sensazioni" non c'entrino nulla con l'Aquila e gli aquilani, anche perché lo ha detto pure il TG di Canale 5 "... a L'Aquila, dopo il sisma, è migliorato il livello di vita." Ma sarà così???

07/01/10

ANNO NUOVO...

...vita nuova? Personalmente lo spero!! Ogni volta faccio un bilancio dell'anno che volge al termine. Solitamente, accade pochi giorni prima di "capodanno", quando tutti sono indaffarati ad organizzare i "festeggiamenti", una ricorrenza che, già da parecchio, cerco di passare insieme a pochi amici intimi o, se sono particolarmente fortunato, da solo!! Sarà che da troppo tempo, purtroppo, questo bilancio segna sempre rosso... ma di divertimento "forzato" proprio non ne sento il bisogno!! Quindi, sono banditi locali da ultimo dell'anno e feste super affollate!!

03/01/10

AUGURI BANDITA

Il mio primo pensiero di questo nuovo anno lo voglio dedicare a te: oggi festeggi il tuo 38esimo compleanno. Se un giorno per caso passerai di qua, spero ti riconoscerai tra le righe di questa dedica che, prudentemente, devo mantenere anonima, per salvaguardare la tua vita privata. Oggi sei una donna sposata, hai una figlia ed un marito, purtroppo geloso di quel "romano" di cui gli raccontasti, tanti anni fa. Sei sempre stata "troppo" onesta.. e tuo marito è il classico uomo che invece di comprendere, ha manifestato le sue paure e insicurezze: è geloso dei tuoi ricordi!! Eppure, non solo ci separano centinaia di chilometri... ma anche la tua "fedeltà" nell'unione che hai voluto realizzare con lui!! Valli a capire gli uomini!!!