26/10/10

E L'AQUILA?

Mi sembra chiaro! Rappresenta ciò che la politica persegue, già da tempo, nel nostro Paese! Se si preferisce, perché più chiaro, capovolgo il concetto: l'Aquila poteva essere ciò che la politica non vuole si realizzi nel nostro Paese! Si, poi l'Aquila sono anche numeri: a 19 mesi dal sisma, due terzi della popolazione si è dovuta "arrangiare" oppure è ancora "assistita"; un terzo ha ricevuto un alloggio in una città dormitorio che già mostra i primi segni di deterioramento, realizzata senza alcun equilibrio sociale ed urbanistico ed edificata su un territorio "naturale" che, tra qualche anno, sapremo essere stato stravolto per sempre e in modo irreversibile; ancora, più di 700 studenti mancano all'appello nei nuovi istituti scolastici realizzati, il che significa che tante famiglie "giovani" hanno abbandonato l'Aquila; la città, quella "storica", è ancora un agglomerato di edifici pericolanti o crollati, sbarrata ai cittadini e presidiata da esercito e polizia.

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I tanti "numeri" del terremoto sono come un dito accusatore puntato contro un Governo che ha speculato su una tragedia, spacciando per "miracolo" ciò che era dovuto; sono la prova del fallimento, per incapacità, di una certa politica; sono la mancanza di fondi per la ricostruzione, nonostante le promesse; sono le nomine di commissari, sub commissari e vice-commissario che non portano a nulla; sono le difficoltà dell’Università; sono le preoccupazioni dei giovani; sono un'economia distrutta. Ma c'è dell'altro che emerge dalle macerie del terremoto, più nascosto e molto più infido! 

Il dopo-terremoto aquilano, superata la prima fase di emergenza, ha visto molti comuni cittadini cercare un "confronto" sia con i responsabili della "protezione civile" incaricati di affrontare la fase emergenziale sia, scomparsa questa, con quelli degli Enti locali coinvolti nell'opera di ricostruzione vera e propria. Chi ha seguito costantemente la storia dei Comuni colpiti dal sisma, dopo quel 6 aprile 2009, ha assistito alla nascita di un numero considerevole di "associazioni" e di "movimenti", composti da semplici cittadini ma anche da "tecnici" specializzati, che chiedevano di collaborare con le Istituzioni, desiderosi di contribuire al "progetto" di ricostruzione post-terremoto.

La stragrande maggioranza si proponeva senza significato di appartenenza partitica e, tutte, pur riconoscendo l'importanza delle tante competenze ed energie che dall’esterno della città sarebbero potute intervenire, consideravano sia un diritto sia un dovere essere artefici del proprio destino futuro, rifiutando qualsiasi intervento piovuto dall’alto oppure ideato e realizzato esclusivamente da competenze e manovalanze esterne. La più nota, quanto meno per le critiche vigliacche cui fu oggetto, è il movimento così detto "popolo delle carriole". Ma ve ne sono molte altre. Bene! Come è andata a finire? Appunto, con le critiche vigliacche! E anche, non bisogna dimenticarlo, con qualche manganellata.

Associazioni e comitati, nel migliore dei casi sono rimasti inascoltati, quando non criticati aspramente, montando verso gli stessi campagne diffamatorie e contrastando con qualsiasi mezzo le occasioni di aggregazione e confronto della cittadinanza. Inoltre, si è cercato di creare il "vuoto" intorno alle stesse, complici la rassegnazione ed il disinteresse "atavico" di tanti cittadini. I media, infine, se nell'immediatezza della tragedia offrirono il volgare spettacolo della ricerca del macabro e della sollecitazione dell'emozione, dopo ignorarono, a volte complici del potere politico, di seguire la storia del post-terremoto. Aver militarizzato le città, ha completato l'opera di isolamento, perseguita fin dall'inizio.

La vita degli aquilani è ferma a quel 6 aprile del 2009. Il giorno prima c'era la casa, il lavoro, gli affetti, le amicizie, il teatro, il cinema, un centro storico dove incontrare gli amici, le vetrine dei negozi da guardare durante la passeggiata, le chiese... il giorno dopo, nulla di tutto questo. Oggi, problemi che si sono moltiplicati ed ingigantiti. A leggere ciò che i media non dicono, si scopre che la qualità della vita è desolante. Manca la città, intesa come luogo di appartenenza e convivenza civile.

La cittadinanza, intesa come complesso di cittadini, è dispersa in un vasto territorio, tra alloggi di "fortuna" e agglomerati di realtà ghettizzanti, distanti gli uni dagli altri, impossibilitati a coltivare rapporti umani. Il Comune de' l'Aquila, non ha più neanche la tenda che fino a poco tempo fa veniva usata per le riunioni della cittadinanza, per favorire i confronti di idee, per salvare la socializzazione. E' stata smonata in fretta e furia ed il Comune, alla richiesta dei cittadini, ha risposto che la tenda dovevano procurarsela, autofinanziandosi.

A me, sembra chiaro il motivo di tutto ciò: i cittadini devono star "tranquilli", va impedito loro di esercitare il diritto di rivendicare una vita decente, di essere informati e, soprattutto, di chiedere chiarezza e trasparenza su ciò che si sta decidendo sulle loro teste, partecipando attivamente alla ricostruzione della loro città e del loro futuro.

Questo è l'aspetto meno apparente del terremoto de' l'Aquila, cui accennavo all'inizio. Rivela ciò che di più nascosto ed infido persegue l'attuale politica: tenere lontano il cittadino comune dalla gestione della "cosa pubblica", mantenerlo costantemente all'oscuro di ciò che fa il "vertice", manovrarlo a proprio piacimento e disporne solamente quando "serve". Gli aquilani, non sanno cosa viene deciso del loro futuro ma, soprattutto, non sanno se il loro futuro diventerà realtà tra 5, 10, 100 anni!

Hanno rubato il loro futuro. Ma non sono solamente gli "aquilani" le vittime! A l'Aquila, il "mezzo" per perseguire i propri scopi, la politica l'ha trovato nel terremoto! Nel resto del Paese, sta usando altri "mezzi" ma il risultato è lo stesso. Pensate, per esempio, al continuo procrastinare l'età pensionabile! Oppure, costringere vasti strati sociali a vivere nella precarietà! Ci stanno rubando il "futuro" e nessuno sembra preoccuparsene... nonostante l'Aquila!

20/10/10

MANIPOLAZIONE MEDIATICA

Pochi giorni fa mi sono imbattuto in un post che ha suscitato il mio interesse, in modo particolare. Il titolo dello stesso era "Manipolazione Mediatica" ed era stato pubblicato da Giorgio Bargna nel sul blog "Giorgio libero pensiero", il cui link trovate nella mia lista "Torre di Babele". Giorgio, come lui stesso dichiara, pubblica nel blog le sue "idee politiche ma non solo". E', infatti, impegnato "attivamente" in una lista civica della città in cui vive e diffonde, attraverso i suoi post, i principi della "democrazia diretta" e del "federalismo". Lo seguo perché a me ha consentito di fare chiarezza su questi argomenti. A volte non ci troviamo d'accordo su alcuni "pensieri" ma ciò non toglie che sia un valido e capace interlocutore nonché fonte continua di riflessioni. Infine, non è "comunista" e questo dovrebbe tranquillizzare coloro che, spesso, bollano certe riflessioni come "tipiche di una certa sinistra salottiera"!

RINCO.jpgLe riflessione, per esempio, più volte sviluppate sul ruolo dei media nella nostra società. Non mi dilungo oltre con pensieri personali ma riproduco, integralmente, alcuni punti del post di Giorgio, nei quali si tratta della "manipolazione mediatica", attuata da Noam Chomsky, filosofo e teorico della comunicazione statunitense. Vi consiglio di leggerlo attentamente, anche se un po lungo. Credo sia anche necessario diffonderlo ma, per questo, posso solamente invitare chi legge, a fare altrettanto. E' un pensiero già discusso qua in rete e credo sia indispensabile rendersi conto della "situazione" anche su basi... non solamente "umorali"!

1 – La strategia della distrazione

L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali.

2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione

Questo metodo è anche chiamato "problema – reazione – soluzione". Si crea un problema, una "situazione" che produrrà una determinata reazione nel pubblico, in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3 – La strategia della gradualità

Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 – La strategia del differire

Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come "dolorosa e necessaria" guadagnando in quel momento il consenso della gente per un'applicazione futura. È più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che "tutto andrà meglio domani" e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all'idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini

La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno.

6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione

Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni o per indurre comportamenti.

7 – Mantenere la gente nell'ignoranza e nella mediocrità

Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori.

8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità

Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti.

9 – Rafforzare il senso di colpa.

Far credere all'individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie, a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l'inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!

10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca

Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il "sistema" ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell'essere umano sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l'individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

17/10/10

HANNO TOPPATO

Oggi, possiamo tranquillamente affermare che il ministro leghista "all'interno" ed il suo collega "del lavoro", hanno toppato! La manifestazione dei metalmeccanici c'è stata e la partecipazione è stata grande. E' stata popolare, alla stessa non hanno partecipato solamente i metalmeccanici ma anche tantissimi studenti, associazioni e semplici cittadini. Vendola, di cui ho seguito l'intervento su Sky TG, ha ricevuto le solite ovazioni mentre il "Bersani" non si è fatto vedere!! Ma, soprattutto, la manifestazione è stata pacifica, smentendo le "cassandre" del governo.

Come si dice a Roma, i ministri "hanno toppato alla grande!!". Credo sia la risposta più "forte" che il popolo dei lavoratori potesse dare a coloro che avevano lanciato l'allarme per possibili infiltrazioni e violenze estremiste nel corteo: i ministri Maroni e Sacconi.

SCIOPERO 1.jpgIl ministro leghista, peraltro, risulta veramente comico! In maniera inquietante! Riesce a far giungere in uno stadio di calcio del nostro Paese, praticamente indisturbati e ignorando ben due "informative" nonché parecchi timori sollevati da più parti, un gruppo parecchio nutrito composto da ex militari mercenari, estremisti nazionalisti e teppisti della peggior razza, partiti da un paese chiamato Serbia e che, una volta entrati nello stadio, scatenano il finimondo... però, alla vigilia della manifestazione di oggi, avverte che poteva esistere il pericolo di "infiltrazioni e violenze" nel corteo della Cgil e si preoccupava di avvertire i "giornali" della cosa!!

SCIOPERO3.jpgI giornali!! Mica il Capo della Polizia, il Questore... e magari pure la Cgil!! No, rilascia interviste ai giornalisti!! Non usa cautela, attenzione. Non pianifica con il Capo della Polizia, il Questore e coinvolgendo anche la Cgil, un piano di controllo e verifica di eventuali "prove" in suo possesso, non appronta un piano di indagine e prevenzione!! No, rilascia interviste e dice "attenti alle infiltrazioni ed alle frange estremiste".

SCIOPERO4.jpgSiete voi gli "infiltrati"! Voi che sedete in un Parlamento ed in un Governo, incaricati dalle vostre segreterie di partito!! Siete voi le frange "estremiste" che state portando questo paese allo sfascio, dividendolo. Siete voi, coloro di cui noi comuni cittadini dobbiamo "temere" e non di una manifestazione di gente che non ce la fa più a vivere il quotidiano, che vede i propri diritti attaccati, il futuro sempre più triste e incerto, la Costituzione stravolta, le libertà individuali soppresse... ed i farabutti come voi girare tranquilli per il Paese, sedere in Parlamento e nel Governo, tutelati da leggi fatte apposta per voi!

Siete voi coloro da cui ci dobbiamo difendere perché "ora che il governo della Repubblica è caduto nelle mani di pochi prepotenti... ma chi? chi, se è un uomo, può ammettere che essi sprofondino nelle ricchezze e che le sperperino nel costruire sul mare e nel livellare i monti, mentre a noi manca il necessario per vivere? Che essi si vadan costruendo case e case, l'una appresso all'altra, e che noi non s'abbia in nessun angolo un tetto per la nostra famiglia?... Per noi la miseria in casa, i debiti fuori, triste l'oggi, spaventoso il domani. Che abbiamo, insomma, se non l'infelicità del vivere?"

Questo, lo diceva Lucius Sergius Catilina, nel corso di un discorso elettorale nel 64 avanti Cristo! In 2.074 anni, sembra cambiato ben poco! Aggiungeva anche, rivolto al popolo:

"Perché dunque non vi svegliate?"

Ecco, signori del governo, sperate sempre che il popolo non si svegli!

14/10/10

VIOLENZA D.O.C.

Avetrana (Bari): quindicenne uccisa e poi violentata dallo zio che, dopo, occulta il cadavere gettandolo in un pozzo.
Bologna: diciannovenne muore in discoteca dopo aver assunto un cocktail di alcool, chetamina e anfetamine.
San Giuliano Terme (Pisa): diciannovenne uccide il padre (primo maresciallo dell'aeronautica) con decine di coltellate e colpi di spranga. Poi, chiama i carabinieri e racconta di un'aggressione ad opera di extracomunitari.
Milano: tassista viene aggredito per aver investito un cane. Finisce all'ospedale in coma.
Valderice (Trapani): Abusa sessualmente della figliastra per nove anni. Manette ad un uomo nel Trapanese. La ragazza, oggi ha 16 anni.
Roma: ventenne aggredisce una donna nella metropolitana di Anagnina, per futili motivi. Indifferenza di molti passanti. La donna è in coma.
Roma: fa prostituire la figlia di 15 anni e assiste in auto. Arrestata dai carabinieri.

Questi, sono alcuni fatti di cronaca nera accaduti negli ultimi 10 giorni. Uno spaccato che da Nord a Sud rivela una spirale di violenza diffusa e di degrado sociale, dove i protagonisti della stessa sono dei "civilissimi italiani". Ma se andiamo indietro nel tempo, scopriremo che ce ne sono molti altri di episodi simili, quasi ogni giorno, relegati in brevi cronache locali. Notizie quasi nascoste, a differenza di altre che hanno avuto, in passato, l'onore della prima pagina nazionale. Mentre scrivo, giungono alle mie orecchie altre notizie dal TG di Sky: San Nicandro (Bari) bracciante uccide la moglie; da un paese di cui non ho afferrato il nome, un anziano pensionato infastidito dai cani che abbaiavano continuamente, uccide la madre e ferisce gravemente la figlia. Infine, ciliegina sulla torta, in un paesino vicino Napoli, 6 uomini armati irrompono in un ristorante dove era in corso una "festa di famiglia", massacrano di botte un uomo e ne feriscono gravemente un altro. La colpa? Uno di loro aveva rimproverato alcuni bambini per l'uso di una giostrina, presente all'interno del giardino del ristorante! Le immagini riprese da una telecamera interna, fanno vedere donne e bambini terrorizzati che fuggono, mentre alcuni uomini pestano selvaggemente altri. Ancora notizie che hanno come protagonisti "civilissimi connazionali".

Si diceva che avevamo fatto entrare una gran quantità di gente a cui non eravamo in grado di dare degna assistenza, creando così dei disadattati. Si diceva che, tra gli stessi, avevamo fatto entrare anche un nutrito gruppo di delinquenti. Si diceva, ancora, che avevamo fatto entrare troppi extracomunitari le cui abitudini di vita, i cui valori, la cui cultura contrastavano con i nostri costumi. Si diceva che noi eravamo delle vittime e che era necessario reagire. A modo loro, hanno anche reagito.

Si diceva che non è cultura considerare i figli e le mogli come proprietà del marito; che non è cultura mandare all’ospedale una figlia che non vuole sottostare alle "tradizioni" di famiglia; si diceva che comprare spose bambine non è cultura ma è obbrobrio; che tutto ciò che non fosse "conforme" ai nostri costumi, alle nostre leggi ed alle nostre tradizioni non doveva essere accettato. Lo si afferma ancora.

Chi provava ad obiettare, ricordando che la violenza nella nostra società ha origini ben più profonde e radicate, nascoste in un tessuto sociale ed in una cultura che con gli "extracomunitari" non aveva nulla a che fare, era definito uno stolto, uno che minacciava le nostre tradizioni, la nostra cultura e l'unico scopo che aveva era quello di perseguire l’appiattimento verso il basso della nostra società, minando lo sviluppo della stessa in nome di una visione multiculturale e multirazziale. Si veniva definiti come appartenenti a certi ambienti salottieri e pseudoculturali di sinistra, dove venivano professati assurdi ideali. Ancora oggi, sono in molti a pensarla in questo modo, ignorando i fatti di casa nostra su cui, invece, tacciono bellamente.

Questa bella cronaca "italiana d.o.c.", come la vogliamo definire? Questa variegata e copiosa dimostrazione di cultura e tradizioni italiche, che roba è? Vogliamo esportarle queste perle di "civiltà" nostrana, insieme alla mafia, alla pizza ed alle barzellette del Premier?

Signori, voi che in passato vi siete dilettati ad esercitare la "critica senza se e senza ma", avete fallito anche in questo. Non è l'unica delle idee che avete sostenuto, in passato, ad essere fallita. Il bene ed il male non si riconoscono dal colore della pelle, dalla lingua che parli, dalla religione che professi o dalla nazione cui provieni. Il male, è nella nostra società da molto prima che arrivassero gli "stranieri", è un male profondo che ci affligge oramai da parecchio e che continua a fare vittime nell'indifferenza quasi totale. E' nel diffuso sentimento di far parte di un Paese dove ad imperare è il qualunquismo, l'ipocrisia e l'egoismo... quando non razzismo e xenofobia; è nell'aver preteso di difendere la nostra storia e la nostra cultura per scopi che con le stesse non avevano nulla a che fare; è in una società strutturata in modo tale che il "più forte"  è autorizzato a schiacciare il più debole, cominciando dalle donne e dai bambini; è nell'aver consentito che si formassero, nella nostra società, sacche di degrado culturale e sociale sempre più estese, ignorate ed emarginate che provocano, queste si, schiere interminabili di disadattati.

Adesso, che farete? Invocherete l'esercito o ci penseranno le ronde?

Propongo: riflettete che è meglio!

11/10/10

FERMARSI

Fermarsi. Smettere di vivere con l'affanno del lavoro, della rata del mutuo, della macchina, della scuola dei figli, delle tasse, delle bollette. Smettere di vivere con l'affanno per le necessità quotidiane, di vivere per consumare il superfluo, di vivere per rincorrere le luci scintillanti del nulla sociale. Smettere di far girare la nostra vita a vuoto, di non fermarsi mai, di sopravvivere!

 

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Fermarsi per osservare, ascoltare, pensare. Osservare il magico volo di una farfalla, aspettando pazienti che si posi su un fiore. Ascoltare i suoni della natura che ci sta attorno, pensare a quanto magnifica sia la stessa, nelle sue molteplici manifestazioni. Senza fretta, senza affanno, prolungare quell'attimo magico, rendere eterna l'unione tra noi e la stessa.

Falena.jpgFermarsi per non vivere più come lo schiavo migliore, quello che pensa di essere libero di poter scegliere. Cosa potremmo mai perdere, se ci fermiamo? Avremmo comunque notato quella "fogliolina" attaccata al telaio di una finestra, se avessimo continuato a correre? Fermarsi ad osservare, ascoltare, pensare. Scoprire che, la stessa, non è una foglia ma una falena! Mirabile creazione della natura, vita notturna simile ad un petalo, ad una foglia.

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Fermarsi per sognare nuovamente, l'umanità ha smesso di sognare. Sognare ad occhi aperti mentre guardiamo un insetto-stecco, la sua perfezione, l'eleganza delle forme, il mimetismo cui ricorre per rendersi indifferente al mondo che lo circonda. Cambiare e dare un nuovo significato alla nostra vita, alla nostra esistenza come persone e come comunità, tornando a sognare.

Qual'è il limite oltre il quale ci decideremo a cambiare? Ogni tanto un cappio stringe un po più la nostra esistenza, ogni tanto perdiamo un diritto mentre siamo sempre meno consapevoli e la luce diventa sempre più debole. Quanto sopporteremo ancora? Quando smetteremo di considerare la vita come merce, chi paga può permettersela?

Quando smetteremo di credere che questo "sistema" sia l'unico possibile e che una vita da schiavi, non è disprezzabile? Quando ci accorgeremo che la nostra terra è massacrata, che i princìpi della civiltà stanno scomparendo, che la democrazia è moribonda, le mafie imperanti, le nuove povertà dilaganti e la nostra vita sempre meno consapevole?

Quanto abbiamo perso, fino ad oggi? Quando smetteremo di sopravvivere, credendo di vivere? Fermarsi per osservare, ascoltare, pensare.

(Le foto, sono il risultato che ho ottenuto, provando a fermarmi per osservare, ascoltare, pensare)

08/10/10

P come...

P come PRANZO
P come PACE
P come PORCATE
P come PORCHETTA
P come POLITICA
P come ............

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brindisi1.jpg

04/10/10

BARRIERE ARCHITETTONICHE

Alcune finestre dello studio professionale di un mio caro amico, affacciano su uno dei luoghi più caotici di Roma: piazza dei Cinquecento. E' un punto nevralgico della viabilità urbana, da cui partono decine di linee di trasporto pubblico comprese quelle metropolitane ma, caratteristica ancor più importante, è antistante la stazione ferroviaria di Roma-Termini. Credo di non esagerare se affermo che migliaia e migliaia di persone l'attraversano ogni giorno, dirette chissà dove. Tutta la zona limitrofa, da qualche anno, è oggetto di lavori di recupero urbano che, nelle intenzioni, vorrebbero mostrare al mondo che da quel punto di Roma parte e arriva, il volto di una città dal "carattere" internazionale.

Rifacimento della viabilità stradale e pedonale, realizzazione di architetture urbane innovative, abbattimento di barriere architettoniche, isole pedonali e recupero di immobili fatiscenti, sono solo alcuni esempi di quello che può essere definito un immenso cantiere che contribuisce, non poco, a creare caos nella zona. E' il prezzo che noi romani paghiamo quotidianamente per "Roma capitale e internazionale", come vuole il Paese, salvo poi essere criticati dal resto d'Italia! Beata ignoranza!
Tra i lavori che vengono realizzati, ho elencato anche l'abbattimento delle barriere architettoniche e sappiamo tutti cosa significa: creare quelle infrastrutture che consentono a coloro che vengono definiti portatori di handicap, di potersi muoversi con facilità in un ambiente urbano. Ecco allora realizzati, per esempio, i percorsi per non vedenti e le rampe che consentono a coloro che si muovono con una sedia a rotelle, di spostarsi senza difficoltà da un punto ad un altro ed usufruire degli stessi servizi a cui accede qualsiasi altra persona: prendere un treno, una metropolitana, un autobus ma anche fare una semplice passeggiata. Ora, proprio su queste benedette rampe, notate tempo fa durante una visita al mio amico, da un po di tempo mi arrovello il cervello! Ricorro ad alcune foto per descrivere il percorso pedonale che un portatore di handicap che vuole raggiungere l'area della stazione Termini, provenendo dal lato opposto della piazza, dovrebbe seguire. Riserva non poche sorprese.


La prima foto, ritrae il punto più lontano che si riesce a vedere di questo percorso, affacciandosi da un balcone: ci sono rampe, adeguatamente segnalate, alle due estremità del marciapiede e consentono ad una persona su una sedia a rotelle di accedere, sostare o attraversare lo stesso. Sicuramente tra lampioni, cesti dei rifiuti, segnaletica stradale ed anche pedoni, il percorso non è facile. Comunque, ha una sua percorribilità!

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La seconda foto riprende il percorso successivo, superato l'incrocio con semaforo. Anche questo marciapiede, alle estremità, è fornito di rampe segnalate ma la situazione per chi procede con la sedia a rotelle, a questo punto, si fa decisamente più complicata. A parte i soliti segnali stradali ed i lampioni, nel bel mezzo del marciapiede sosta, quotidianamente, un esercizio ambulante di vendita di scarpe e borse. Si può superare lo stesso, solamente da un lato e con qualche difficoltà. Sarebbe interessante conoscere quel "dirigente" comunale che ha consentito tutto questo, perché vi assicuro che il proprietario di quell'esercizio è munito di regolare permesso che gli permette di svolgere la propria attività, proprio in quel punto!

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Comunque, in qualche modo la nostra persona su sedia a rotelle riesce a proseguire in direzione della Stazione Termini. Segue il percorso pedonale segnalato da strisce orizzontali quasi scomparse e... la terza foto mostra quello che troverà: il nulla e l'assurdo! Non esiste una rampa che consenta di salire il marciapiede successivo. No, non fatevi ingannare da quella che si vede nella foto. Per raggiungere la stessa, la persona sulla sedia a rotelle dovrebbe percorrere circa 10 metri, sfidando il traffico intenso che sopraggiunge in senso opposto! Ho scattato le foto a ora di pranzo... dovreste vedere la stessa scena, nelle ore di punta!! Taxi intralciati da un flusso continuo di pedoni e che non riescono ad uscire dall'area di parcheggio, autobus pubblici che non riescono ad entrare nel piazzale dove sono disposti i vari capolinea, traffico privato intenso e caotico...

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Quella rampa che si vede, assurdità nell'assurdità, dovrebbe servire per attraversare la strada e raggiungere il marciapiede opposto che nella foto non è ripreso. Dovrebbe, perché in realtà il marciapiede opposto è transennato, per delimitare la zona in cui è stato realizzato il capolinea di una linea di tram! Chi attraversa in quel punto su una sedia a rotelle, per superare la transenna deve percorrere una trentina di metri su corsia stradale, sfidando il traffico!! Una situazione pericolosa!

A me, guardando tutto questo, è venuta un'idea: non sarebbe interessante obbligare coloro che hanno realizzato tutto questo, a muoversi su una sedia a rotelle, per i prossimi 10 anni?

01/10/10

BATTUTE

ANCHE I ROMANI SANNO FARE BATTUTE.

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http://radicazioni.blogspot.com/

 

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Immagino non sia necessario ricordare che anche queste sono solamente "battute", come quelle che ha pronunciato Bossi. Con una piccola differenza: queste, verranno si e no lette da una decina di persone mentre lui, la sua "battuta" l'ha fatta davanti ad una vasta platea di leghisti e simpatizzanti del suo partito. La Lega Nord!

Inoltre, come romano respingo con sdegno le sue scuse! Non sono un politico e, quindi, non devo far finta di credere a ciò che afferma... mentre agisce quotidianamente per dividere il nostro Paese!