Il nostro sobrio Presidente prima se la dimentica, poi la introduce con un emendamento del Governo al decreto sulle liberalizzazioni. Parlo dell'imu sugli immobili di proprietà del Vaticano. I criteri seguiti prevedono, a partire da gennaio 2013, l'esenzione per gli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un'attività non commerciale; l'abrogazione immediata delle norme che prevedono l'esenzione per immobili dove l'attività non commerciale non sia esclusiva ma solo prevalente; l'esenzione limitata alla sola frazione di unità nella quale si svolga l'attività di natura non commerciale; l'introduzione di un meccanismo di dichiarazione vincolata a direttive rigorose stabilite dal ministro dell'Economia e delle finanze circa l'individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali, esercitate all'interno di uno stesso immobile.
E loro, i preti, che fanno? Protestano! Ma non solo loro! Anche tra quei lavativi che siedono in Parlamento si sono levate voci di protesta. Un bel campionario di tonache e di politicanti di destra e di sinistra su cui riflettere che trovate elencato negli articoli de' "il Fatto Quotidiano" e de' "la Repubblica" che vi invito a leggere. A me interessa, invece, ricordare alcuni particolari di tutta la questione "soldoni" che dalle tasche nostre, per esempio di quelli a stipendio "bloccato" fino al 2014, passano allo Stato Vaticano.
Intanto, togliamoci dalla testa che il nostro sobrio Presidente del Consiglio abbia introdotto l'imu anche per gli immobili di proprietà del clero, per un principio di "equità" nel distribuire i famosi "sacrifici". Barzellette, come le tante raccontate fino ad oggi. C'è, invece, la necessità di non incorrere in ulteriori sanzioni, leggi multe salatissime, da parte dell'Unione europea che, tempo fa, ha avviato una "procedura di infrazione" nei confronti dello Stato italiano, per sgravi fiscali riconosciuti allo Stato Vaticano che si configurano come aiuti di Stato.
Sappiate che se quella procedura andasse avanti e se la Commissione europea continuasse a tenere la linea dura seguita fino ad ora, a maggio l'Italia potrebbe essere obbligata ad eliminare il regime fiscale agevolato ed a recuperare l'imposta (ici) non pagata dalla Chiesa a partire dal 2005. Ben 7 anni di arretrati che il Vaticano sarebbe obbligato a pagare. Se, invece, l'emendamento del sobrio Presidente del Consiglio verrà approvato in tempi brevi, l'intera procedura d'infrazione dovrebbe arrestarsi e la Santa Sede non sarebbe costretta a pagare nulla di quanto dovuto in passato. Amen.
Poi, ad ulteriore conferma che nei provvedimenti del sobrio Governo non c'è nulla di "equo" sappiate che, se pagherà, e metteteci un grosso punto interrogativo, la Chiesa lo farà a partire dal 2013 e non "da subito" come tutti noi. Per il 2012, possiamo anche fare a meno di centinaia di migliaia di euro di imposte, tanto pagano comunque i soliti fessi: noi. Amen pure qua.
Ancora: c'è il problema degli immobili che non sono destinati esclusivamente ad attività commerciali. Ovviamente, l'imu verrà pagata solamente sulla porzione "commerciale". Mi pare sacrosanto. Qual'è il problema? Che siccome nessuno, agli uffici del catasto dei comuni, sa quali siano queste "porzioni" e siccome un censimento delle proprietà vaticane non è mai stato fatto perché il Vaticano "non vuole", si ricorrerà ad una "autocertificazione" del proprietario, cioè di colui che dovrà pagare. In un Paese di piccoli e grandi furbi (leggi farabutti), la Chiesa non è l'eccezione, anzi! Chi controllerà, dopo? Dovrebbero farlo i comuni interessati ma basta guardare a come hanno reagito i nostri "politicanti" all'annuncio dell'emendamento del Governo e fare.... uno più uno.
Infine, non fatevi infinocchiare! L'imu è solo una parte dell'enorme flusso di finanziamenti che lo Stato italiano trasferisce allo Stato Vaticano. Del resto di quei "6.086.565.703 di euro l'anno" non se ne parla di "tagliare" ulteriormente o, meglio ancora, abrogare! Nonostante non sia per nulla scongiurato che anche noi si faccia la fine della Grecia.
Amen e fine (per ora).