23/01/12

Come siamo diventati

La tragedia accaduta davanti all'Isola del Giglio, suscita un senso di infinita tristezza. Non mi riferisco, tuttavia, al sentimento di pietà per le vittime, una manifestazione di sensibilità che dovrebbe essere naturale, spontanea, inevitabile davanti alla morte di un essere umano. Mi riferisco ad una sensazione che nasce da una riflessione più profonda su quanto accaduto. Solo marginalmente, vorrei accennare anche alla necessità di meditare sui nostri usi e costumi in fatto di "vacanza". E' vero che i gusti non si discutono ma, quanto meno, bisognerebbe domandarsi che senso ha vivere in uno spazio limitato, seppur ampio come quello di una supernave da crociera, a stretto contatto con altre 3.999 persone il cui tempo è scandito, per alcuni dalla giocondità artificiosa e dal desiderio indotto, per altri da ritmi di lavoro estenuanti e mal pagati.

Dicevo della tristezza: sembra quasi scontato affermare che quel piccolo mondo racchiuso su una nave da crociera, pare riflettere la vasta e complessa realtà del nostro Paese. Penso a quanto accaduto su quella nave, con i suoi passeggeri, l'equipaggio composto da individui più o meno specializzati nello svolgere attività necessarie alla vita di quell'imbarcazione, il personale cui è demandato il compito di coordinare e controllare le innumerevoli attività che vengono svolte sulla stessa e rifletto sul nostro presente, su quello che è accaduto e stiamo vivendo.

Chi ha destato maggiore indignazione per quella tragedia è il comandante della nave, reo di aver provocato l'incidente, di aver affrontato l'emergenza in modo sbagliato ma, soprattutto, di aver abbandonato la nave in piena emergenza. Tra i comportamenti condannati dalle regole della marineria, quest'ultimo è il più infame. I commenti che lo riguardano, inutile che li rammenti, sono stati impietosi anche se, e le indagini della magistratura lo accerteranno, è tutta la catena di comando che, nella svolgersi della tragedia, non ha funzionato. A parte singole eccezioni: l'eroe, celebrato nel Commissario di bordo rimasto sulla nave a soccorrere i passeggeri o nell'ufficiale della capitaneria di porto che ha affrontato l'emergenza ed un comandante impavido.

La "catena di comando": appunto, quanti anni sono che alla guida del nostro Paese c'è una catena di comando incapace, arruffona, spesso criminale, anche capace di atti di codardia spacciati per "senso di responsabilità" come recentemente accaduto? Quanti anni sono che, nel nostro Paese, i "dirigenti" sono tali perché amici degli amici, servi del potente di turno, marionette nelle mani del puparo e le cui uniche qualità sono l'incapacità, un alto senso del tornaconto personale, l'improvvisazione e, spesso, la vocazione criminale? Quanti anni sono che, sempre nel nostro Paese, viviamo di eroi, persone che per aver fatto il loro dovere, nulla più che aver fatto ciò per cui erano stati investiti del ruolo di "comandanti", sono morti? Gli eroi, l'esempio della normalità in un mondo di codardi.

Poi ci sono i "paesani", quelli che compaiono davanti alle telecamere per esprimere solidarietà al "comandante", senza cenno di pudore e rispetto per le vittime, il silenzio, srotolando perfino stiscioni come si fa allo stadio per sostenere la squadra del cuore, mentre ancora decine di persone risultano disperse e, quasi certamente, andranno ad ingrossare il numero dei morti nella tragedia.

Per quanti anni, nel nostro Paese, abbiamo assistito a scene simili, folle vocianti che sostenevano con convinzione e contro ogni ragionevole motivo il "comandante", reo di crimini per i quali qualsiasi altra persona sarebbe marcita in galera, incapace di guidare il Paese e di risolvere i problemi che lo assillavano, contornato di persone inette e spesso farabutte, dedito a farsi i fatti suoi, arruffone, pagliaccio, simbolo per eccellenza degli istinti più repressi del "popolino"? Lo sostenevano, nonostante il Paese affondasse.

Ed a proposito degli "istinti repressi", in questa storia non manca la donna del mistero, naturalmente una bella dell'est. Le donnine, a volte chiamate escort, il simbolo del potere del "capo". Non fa nulla se, poi, il capo le intrattiene nella plancia di comando di una nave o nei palazzi delle Istituzioni. Le folle vocianti lo sostengono, con invidia e gran voglia di emularlo.

E poi, e poi, e poi. Ce ne sarebbero ancora tante di riflessioni: i ricchi che non fanno sacrifici, i croceristi che si divertono ignorando i poveri, i poveri dell'equipaggio, i lavoratori mal pagati, sfruttati, precari, gli stranieri spesso, clandestini ancora più spesso, quelli destinati ai lavori più umili sempre. Il potenziale danno ambientale, un Paese il cui territorio sta franando, sempre più inquinato.

Cosa siamo diventati. Come abbiamo ridotto questo nostro Paese.

16/01/12

Dedicato a noi

Questa vignetta, rappresenta una delle tante "campagne" di protesta che girano in rete, piazza virtuale viva, prolifica e rumorosa. Salvo, poi, vedere le piazze reali, quelle del nostro Paese, desolatamente vuote e tristi, semmai percorse da greggi frettolose, assenti, alienate, carne da macello. La dedico a tutti noi, quelli che ancora confidavano che in questo nostro Paese fosse possibile cambiare il corso degli eventi con gli strumenti messi a disposizione dalla Democrazia. La Democrazia non esiste più da un pezzo e, anche se odio l'assunto che recita "io l'avevo detto", mi consola pensare che lanciai l'allarme in tempi non sospetti, travolto dai commenti critici degli amici simpatizzanti di centrodestra, di destra e non si sa bene di cos'altro. Amici oggi silenziosi, scomparsi o "migrati" in altri luoghi virtuali.

referendum, legge elettorale, porcellum, mattarellum, democrazia, corte costituzionale, costituzione, legge, parlamento, politica, partiti, candidato, elezione

Alla vignetta, avrei sicuramente aggiunto "Pdl e Lega ringraziano. Ma anche gran parte di quella sinistra che oggi è in Parlamento, con rare e poco convinte eccezioni".

A questo punto, tramontata la possibilità che si possa tornare a scegliere coloro che ci devono rappresentare, cosa facciamo?

12/01/12

Sono Tutankhamon

Da quando esiste il governo dei "sobri" assisto a cose incredibili complice, forse, la gioia per un presunto tramonto dell'era berlusconiana e di tutto ciò che rappresentava. Ho notato una diffusa indulgenza sull'operato dello stesso e un'inspiegabile assensa di senso critico. Per esempio, tra i motivi dell'opposizione a Berlusconi, c'era il rifiuto ad essere governati da un presidente del consiglio ed ex imprenditore che voleva trasformare il Paese nella sua azienda ed il Parlamento nel suo consiglio di amministrazione. Peraltro, tra un festino e l'altro tra una barzelletta e l'altra, c'era riuscito perfettamente, coglionando gran parte del Paese a suon di spot pubblicitari, comprando con poltrone ed incarichi i parlamentari che dovevano sostenere la "sua" maggioranza e facendo lavorare Camera e Senato per i suoi interessi, soprattutto legati a problemi con la giustizia.

Volendo esercitare un minimo di senso critico, invece, sarebbe stato ovvio chiedersi se c'è differenza tra un ex imprenditore, simbolo dell'economia rapace e della finanza speculativa, ed un professore che ha insegnato in un'università che sforna il fior fiore degli squali dell'imprenditoria e della finanza speculativa; se c'è differenza tra uno che è stato iscritto ad una loggia massonica segreta ed uno che, fino a pochi mesi fa, sedeva nel comitato direttivo di uno dei più discussi e segreti, sottolineo segreti, gruppi della finanza e dell'economia mondiale; se c'è differenza tra uno che rappresentava i "poteri forti" ed uno  che, sempre fino a pochi mesi fa, era presidente di una commissione composta da banchieri e mondo della finanza che, come passatempo, hanno quello di "indirizzare" la politica economica degli Stati di ben tre continenti; se c'è differenza tra un ex imprenditore ed uno che è stato membro di una delle più grandi banche d'affari del mondo. E tutto questo, senza prendersi la briga di valutare più attentamente alcune questioni riguardanti anche altri componenti di questo "sobrio" governo di professori e tecnici.

Da quando esiste il governo dei "sobri" assisto a cose incredibili come, per esempio, essere rassicurato su una manovra che definirla atroce sarebbe da ottimisti ma che "...si è vero, hanno fatto una manovra di lacrime e sangue ma il Monti ha tassato pure i ricchi e chi specula in borsa, cosa che i governi precedenti non avevano fatto..." Ha tassato i ricchi e chi specula in borsa? Minchia, se devo credere a questa storiella, allora io racconto che sono Tutankhamon con alte probabilità di essere creduto!

Vediamo cosa dicono Daniele Forlini e Salvatore Morelli, due economisti che hanno "tradotto" in modo comprensibile a tutti e pubblicato su Quattrogatti, un sito gestito da studenti e giovani lavoratori nel campo economico, la manovra "equa" dei nostri professori.

Intanto, le cifre: è una manovra che deve rastrellare dalle nostre tasche, in media, 33miliardi di euro l'anno, per 3 anni consecutivi. Di questa enorme cifra, il 75% saranno tasse ed il 25% tagli alle spese! Le "tasse" sono quelle che paghiamo noi e credo ci sia poco da spiegare! Sono il 75% della manovra, una bella sommetta mi pare! Vedremo chi sopravvive, considerato che da quest'anno scattano pure le misure previste nelle manovre del Tremonti! Quelle che, quando si esercitava il senso critico, venivano definite di "macelleria sociale" ancor prima di averle viste approvate a colpi di fiducia, da un Parlamento di incapaci e farabutti.

I tagli alle spese, cioè quel 25% di manovra, per il 66% saranno ottenuti dall'aver stravolto il sistema pensionistico e deindicizzato alcune di quelle in corso (quindi pagheremo sempre noi, lavoratori dipendenti e pensionati), per il 30,8% da tagli ai trasferimenti agli enti locali (quindi pagheremo ancora noi, in termini di qualità e quantità dei servizi pubblici erogati a livello locale), per l'1,4% da altre spese non meglio definite (ma c'è da scommettere che sempre a carico nostro saranno) e, dulcis in fundo, reggetevi ben saldi alle sedie, per l'1,1% da tagli alle spese per la politica e le autority. Capito la "casta" dei politici come soffrirà? Sommando i suoi "sacrifici" ai tagli alle autority, si raggiunge l'incredibile 1,1% sul 25% totale dei tagli di spesa programmati!

E su quel 75% di tasse che dovremo pagare, la gran batosta della manovra, quanto contribuiranno "in più" i ricchi? Dalla tassazione dei beni di lusso rimedieremo un bel 2%! Minchia, sarà un sacrificio insopportabile per chi pasteggia a "Berlucchi"! Invece, il contributo di coloro che si divertono a speculare in borsa, sommato a quello di chi ha beni al sole di paesi esteri raggiungerà la stratosferica cifra del 5%! Prevedo suicidi di massa di quei poveretti, me lo sento! Il resto, manco a dirlo, ci penseranno i soliti noti e fanculo a loro! Pezzenti!

Più o meno quello che avveniva con il precedente governo quando, a fronte di manovre fatte di tagli per il 36% e tasse per il 64%, si scopriva che quasi il 71% delle tasse era composto da riduzioni alle agevolazioni fiscali per famiglie a reddito medio basso (quindi più tasse da pagare per loro) e dall'aumento dell'iva e delle imposte sulla benzina mentre un'offensivo 0,4% era costituito dal "contributo" a carico di coloro che hanno un reddito da 90mila euro ed oltre; un ridicolo 11% dalla sommatoria degli introiti derivanti dal bollo sui depositi in titoli e dall'aver "tassato" le rendite finanziarie; un inesistente 0,1% dal bollo sulle auto di lusso e, infine, un 1,2% dall'aver aumentato l'irap alle banche e alle assicurazioni (che poi pagano i clienti delle stesse, naturalmente, in termini di aumento del costo dei servizi).

Eppure, allora si gridava indignati alla manovra di "macelleria sociale". Oggi, silenzio! A volte, anche contenti! Comunque, diffusamente compiaciuti per l'arrivo del nuovo anno!

09/01/12

Un degno antagonista

Finalmente le feste sono finite e il Paese torna alla realtà, quella rimasta immutata durante la cena di natale o i brindisi per il nuovo anno. La realtà che ci accompagna anche quando il Paese, come solitamente sa fare, si culla tra illusioni e si nutre di speranze. Si torna alla realtà, quella di un anno di sacrifici e di rinunce cui seguiranno altri anni di sacrifici e di rinunce. Più o meno, per il prossimo triennio. Sono convinto che in pochi hanno compreso la reale portata di quello che ci attende, complice la mancanza di memoria che da sempre caratterizza gli italiani, insieme all'immancabile rassegnazione che segue ogni evento che accade nel Paese. Comprese le finanziarie di "lacrime e sangue".

mario monti, politica, governo, riforma, manovra economica, finanziaria, europa, italia, crisi, sobrioAlla vigilia del recente natale, è stata approvata una manovra economica che, nel prossimo triennio, tra tagli alla spesa pubblica e tasse, rastrellerà in media 33 miliardi di euro l'anno. Parlando un po in giro, mi sono convinto che in pochi hanno capito di cosa si tratta, nella sostanza. Come pochi sono coloro che ricordano un altro evento che avverrà quest'anno. Si sentiranno gli effetti delle due precedenti manovre economiche del 2011, realizzate dal Tremonti e dal governo indegno della destra. Le tre finanziarie, insisteranno per quasi 80 miliardi di euro, tra tagli e tasse! Eppure, se lo sono scordati in molti, indignati per la manovra del "governo dei sobri" e pronti, c'è da scommetterci, a votare nuovamente quei farabutti che c'erano prima. Oppure quella barzelletta di Bersani con il suo improbabile carrozzone di "centrosinistra".

E' vero, sono tra coloro che criticano aspramente i sobri professori e tecnici, però riconosco che sono ciò che di meglio poteva capitarci in questo momento. Non oso pensare a cosa sarebbe accaduto se il Cainano non si fosse dimesso quel 12 novembre dello scorso anno. Continuerò a criticare duramente questo Governo esprimendo le mie riflessioni e dimostrando quanto atroci siano certi provvedimenti, al limite del sadico. Eppure non ci vuole tanta fantasia per immaginare cosa sarebbe accaduto a questo Paese con al governo un Casini, uno Schifani, un Rutelli, un Fini, un Bossi, un Bersani o qualche altro rappresentante dell'inutile e inetto panorama politico italiano.

Ed a proposito di Casini, Schifani e Rutelli, come pensate che avranno trascorso il recente natale gli ex scudocrociati? Toglietevi la curiosità perché in molti tra coloro che sono stati chiamati a fare "sacrifici per il Paese" lo ignorano! Questi sono i rappresentanti della classe politica che gli italioti, domani, sarebbero pronti a votare!

Quindi, ripeto, Monti ed i suoi ministri erano quanto di meglio poteva capitarci, considerato il momento e, soprattutto, la classe politica che abbiamo. Basta ascoltarlo durante i convegni o nel corso delle conferenze stampa cui partecipa: parla di politica ed in modo comprensibile! Forse, non condivisibile. Forse poteva fare altro ma, finalmente, in questo Paese di farabutti e qualunquisti, si parla del nostro futuro. Parla senza raccontare barzellette, fare corna o altri gestacci con le mani, non vende fumo per italioti e non deve sponsorizzare una banda di farabutti, come colui che l'ha preceduto.

Non ha come alleati quei lerci fascisti in camicia verde che, in questo momento, stanno mostrando il peggio di cui può essere capace il popolo italiota. Non guarda al culo delle congressite, non si contorna di puttane, faccendieri e incapaci cui conferire incarichi a spese nostre ma, soprattutto, ha una visione ampia e lungimirante della politica e dei progetti che deve perseguire la stessa. Una visione di lungo respiro su cosa deve essere il Paese ed il suo sviluppo. Svolge la funzione politica non per consolidare il "proprio potere" o illudere gli italioti ma per il Paese nella sua inerezza.

Faticosamente, sta rimettendo l'Italia al centro dell'Europa, dopo che il buffone che ci governava precedentemente aveva, di fatto, scaraventato il Paese tra le repubbliche delle banane, tipiche del terzo mondo.

Ripeto, si può non condividere l'azione politica del Governo Monti ma, quanto meno, allo stesso va riconosciuto che è "un degno antagonista"!

04/01/12

Ora ditemi, sinceramente

La buona notizia è che il Grande Fratello, quella pseudo trasmissione dove, complice il vouyerismo malato degli italioti, viene messa in scena una gioventù che è una via di mezzo tra il volgare ed il vuoto intellettuale totale, pare stia esalando l'ultimo respiro. La forma dubitativa è d'obbligo perché al proliferare italiota non c'è mai fine! Tuttavia, ci sono buone speranze e se dovesse accadere, forse a marzo del prossimo anno, sarebbe una festa al pari di quella manifestata per la caduta del Cainano. Qualche milione di cervelli sottratti al rimbambimento da tubo catodico, se non si suicidano prima, evento comunque auspicabile e da festeggiare, sarebbero una buona risorsa per il Paese.

La cattiva notizia, invece, è che nell'ascoltare il discorso di fine anno rivolto alla stampa, pronunciato dal Presidente del Consiglio, ho avuto un mancamento. Non fraintendetemi: il discorso nella sua interezza, vuota di significative indicazioni su cosa sarà l'annunciata "fase II" dell'azione del governo dei sobri, non ha provocato emozioni tali da farmi svenire. Tuttavia, è accaduto che nel momento in cui il nostro sobrio Presidente ha accennato ad una prossima riforma del mercato del lavoro, definendola "equa", io sono svenuto! C'è voluta una buona mezz'ora, sniffando aceto, per riprendermi. Il dottore, subito interpellato, ha diagnosticato un'idiosincrasia acuta per il termine "equo". Ho sviluppato un'eccessiva sensibilità allo stesso che causa violente reazioni. Scatta in me un'associazione strana: il termine "equo" mi suona come "uccelli senza zucchero". Traducete a vostro piacimento!

Ma non è di questo che volevo riflettere. Mi stavo chiedendo, invece, come definire coloro che hanno stravolto il mio presente ed il mio futuro, grazie alla recente "equa" manovra correttiva dei conti pubblici, gran capolavoro del governo dei sobri. Mi spiego: se uno va in ospedale con un braccio maciullato ed il chirurgo che lo visita decide subito per l'amputazione, senza minimamente provare a salvare il braccio che, magari, poi si scopre poteva essere salvato ricorrendo a tutt'altre terapie, come lo definireste? Criminale? Macellaio? Incapace? Inetto?

Mi spiego ancora meglio. Quando iniziai a lavorare, mi venne detto che dopo 19 anni, 6 mesi ed un giorno, sarei potuto andare in pensione! Più o meno a 44 anni. Ammetto che fosse una norma "eccessiva" e, infatti, anni dopo l'abolirono senza che me ne facessi un cruccio. Sarei andato in pensione dopo 35 anni di lavoro. Più o meno alla soglia dei 60 anni di età. Era un buon traguardo e sullo stesso cominciai a costruire tutta la mia vita.

Passarono gli anni e, ad un certo punto, mi dissero che bisognava tener conto delle "aspettative di vita" degli individui. Attenzione, parlavano di aspettativa e non di "qualità della vita". Insomma, ci dicevano che saremmo vissuti più a lungo, poco importava il "come". Di quello, non frega nulla a nessuno. Si inventarono dei numerini, il mio era 97 e, forse fu fortuna, cambiò poco perché invece che alla "soglia" sarei andato in pensione a 60 anni compiuti. Sempre un buon traguardo su cui costruire tutta la mia vita, in attesa di quel momento.

Passarono ancora degli anni e tornarono nuovamente alla carica, dicendomi che l'età pensionabile doveva essere regolata anche con delle finestre, degli scaloni ed altri accidenti di loro ideazione. In pratica, si allontanava l'obiettivo pensione di mesi. Sopportai ancora perché, in fondo, qualche mese in più di lavoro non avrebbe pregiudicato l'obiettivo e tutto ciò che stavo costruendo in previsione dello stesso.

Arriviamo quasi ai giorni nostri, quando il governo più indegno di questo Paese in alcune manovre economiche da macelleria sociale inserì dei coefficienti, sempre per l'aspettativa di vita e mai per la qualità della stessa, che allungavano ancora la mia età lavorativa. Pochi mesi fa, era il 25 ottobre dello scorso anno, mi collegai ad un sito web nel quale, grazie a pochi e semplici passaggi, si poteva sapere l'età in cui sarei andato in pensione, dopo le predette modifiche. Ecco il risultato.

pensione, sistema pensionistico, riforma pensione, governo, professore, tecnico, riforma, monti, manovra

 

Avrei maturato la mia pensione a quasi 61 anni ma sarei definitivamente uscito dal mondo del lavoro a quasi 62 anni. Mi dissi di avere pazienza, sopportare e resistere. Poi, avrei goduto!

Ed arriviamo, finalmente, al "governo dei sobri" che annunciano riforme basate sul rigore e sull'equità, tanto rigore da piangere loro stessi ma anche tanta equità e ci tengono a sottolinearlo ogni volta che vanno davanti ad una telecamera! Spesso in effetti, come i precedenti. Mettono nuovamente mano al sistema pensionistico e lo riformano per l'ennesima volta. Ed io, pazientemente, mi collego nuovamente a quel sito che, nel frattempo, è stato aggiornato "provvisoriamente" alle ultime indicazioni della manovra equa (provvisorietà che mi fa tremare i polsi). Sono appena passati 65 giorni dalla mia precedente consultazione. Reinserisco i dati richiesti e... leggetelo voi il risultato.

pensione, sistema pensionistico, riforma pensione, governo, professore, tecnico, riforma, monti, manovra

Ora ditemi, sinceramente, come devo definirlo questo "chirurgo" che ha spostato il mio obiettivo alla soglia dei 70 anni senza minimamente provare ad adottare terapie meno drastiche? Come devo definirlo questo "chirurgo" che, in poco più di due mesi, ha tagliato via un pezzo della mia vita, cambiando completamente il senso dell'esistenza che stavo vivendo?

03/01/12

Ballando con Bandita

Una ballata romantica per il tuo compleanno.
Con un po di nostalgia per l'amica.
Ciao "Unica".