07/02/12

Il grande freddo

freddo,qualità della vita,dignità,tecnologia,stufa,elettricità,gas,metano,lavatoio,utilitaria,popolare,quartiere popolareUn ricordo che rimane nitido nonostante il trascorrere del tempo e che, probabilmente, è anche il motivo di una profonda avversione per il freddo, risale alla primissima infanzia. Era la fine degli anni 50 e vivevo in una zona popolare, in un piccolo appartamento all'ultimo piano di un vecchio palazzo, forse dei primi del 900, senza ascensore. Non era l'unica cosa che allora mancava: il telefono era un apparecchio di quelli neri ed enormi che funzionava su una linea telefonica "duplex" ovvero una linea che si condivideva con un altro abbonato. Se si usava il telefono, era buona creanza farlo per breve tempo perché, nel frattempo, l'altro utente aveva l'apparecchio isolato e se ne avesse avuto bisogno non l'avrebbe potuto usare ne per chiamare ne per ricevere telefonate.

L'acqua arrivava da "cassoni" situati sulla terrazza del palazzo, nei quali veniva immagazzinata e poi distribuita in tutti gli appartamenti. D'estate, mancava sovente. La terrazza era anche il luogo dove c'erano i lavatoi, vasche apposite dove le donne, a turno, andavano a fare il bucato a mano, poi steso ad asciugare nello stesso luogo. Non c'era neanche il gas, il metano come lo conosciamo oggi, ma si usavano le "bombole" che, periodicamente, l'omino ti portava in casa per sostituire quella esaurita. Serviva per cucinare e riscaldare l'acqua perché, ovviamente, non c'era lo scaldabagno, neanche elettrico. Non c'era la doccia però avevamo una vasca in metallo, una specie di tinozza, da riempire con pentole e pentole d'acqua bollente. Il bagno, come la carne, una volta a settimana. Non c'erano i termosifoni però c'era una stufa che funzionava con bombole a gas e, qualche anno dopo, anche una elettrica. Insufficienti, nonostante casa fosse piccola. Con 15 lire compravi una bella "pizzetta rossa" con cui fare colazione, a scuola.

Il freddo d'inverno! Una sensazione che è rimasta nei ricordi, indelebile. Ci si difendeva: si stava quasi sempre in cucina, la stanza più calda di casa. Il momento tremendo arrivava la sera, quando si doveva lasciare quell'angolo caldo e raggiungere il letto. Si indossavano pigiami pesantissimi e, poi, c'erano le scarpette ed i cappucci da notte, quelli di lana che venivano realizzati in casa. Insomma, si dormiva vestiti. La "sacca dell'acqua calda" era un altro sistema per riscaldarsi nel letto, prima di addormentarsi. Eppure, ricordo il freddo.

Le "meraviglie tecnologiche" iniziarono ad arrivare anni dopo, superata la metà degli anni 60 ed agli inizi degli anni 70. Probabilmente, anche per una migliore condizione economica familiare. I miei, erano migranti. Scaldabagno elettrico, acqua calda dai rubinetti e da una doccia, stufe a gas ed elettriche. Poi un appartamento di un istituto popolare, in un nuovo quartiere popolare, dotato di impianto a gas e termosifoni collegati ad una caldaia a petrolio, condivisa con il condominio. Il telefono, non era più un "duplex". Una piccola utilitaria per la famiglia. L'istituto superiore da frequentare. Insomma, il benessere con cui si costruiva, pian piano, la "qualità della vita". Anche se vissuta in quartieri, per definizione, popolari. La "qualità della vita" era lo specchio della dignità degli individui. Credo.

E' passato poco più di mezzo secolo da quando vivevo in una zona popolare e rammentarla, oggi, mi sembra un'epoca lontana, difficile, dura. Credo di aver percorso la mia strada sempre alla ricerca di una "qualità della vita" che mi consentisse di  condurre una vita relativamente serena e soddisfacente ma, soprattutto, nella quale non avrei ripetuto l'esperienza di soffrire "il freddo". Credo anche di esserci riuscito. Mi sono allontanato dai quartieri "popolari" ma non li ho dimenticati. Ho un lavoro, di quelli "sicuri" perché ti garantiscono un reddito. Ho lavorato da sempre, avevo 16 anni, anche tanto e duramente, pur di raggiungere i miei obiettivi. Credo di averli raggiunti.

Eppure, oggi, guardo a cosa sta accadendo intorno a me e sento un gran freddo. Non è fisico come accadeva tanti anni fa ma il malessere che procura è lo stesso.

14 commenti:

  1. quando ero piccolo, anni 50 sessanta adoravo la neve, ne raccoglievo in un piatto piano un pò e condivo con vino cotto e mangiavo il gelato... e poi non si andava a scuola.

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  2. Prima stufe a legna, poi a kerosene, solo negli anni '80 una casa con i termosifoni e la caldaia a metano.
    Ma a quel punto io stavo per andarmene verso una casa mia, in affitto, dove il riscaldamento funzionava un giorno sì e tre no. E allora accendevo il forno.
    Un freddo becco per tre anni.

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  3. Scambio di ricordi infreddoliti: infanzia vissuta al "tepore" di un' unica stufa che avrebbe dovuto riscaldare l'intera casa, al mattino riuscivo con due dita a strofinare gli occhi, il ghiaccio ci permetteva gli scivoloni sulla strada - poi lentamente il passaggio al termosifone con il suo diffondere uniformemente il calduccio avvolto dalla sicurezza - odio la neve e non ne subisco il fascino - ho freddo anche dentro quando gli occhi si posano sulle distese bianche, l'unica sensazione piacevole che associo alle nevicate è il silenzio profondo nel quale avvolge il mondo - poi da brava "lucertola" attendo fiduciosa l'arrivo dell'amato sole - ciao

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  4. ciao Carlo,
    la casa in Torino, dove ho abitato fino alla fine degli anni sessanta, ha praticamente quasi tutte le caratteristiche che hai descritto. Mi hai ricordato il duplex e mi ha fatto sorridere il ricordo di quando io o mio fratello esageravamo nella lunghezza delle telefonate e l'altra utilizzatrice della linea sferrava dei colpi arrabbiati contro il muro comunicante. In aggiunta, proprio davanti alla casa, transitavano treni ad ogni ora del giorno e della notte. L'abitudine al loro rumore era tale che mi svegliavo solo se erano in ritardo........
    Comunque abbiamo vissuto le prime cose di tutto: il frigorifero, il televisore, la lavatrice, il phon !, la seicento , il bar con gli amici e molte altre piccole cose che ci hanno lasciato bellissimi ricordi.
    Siamo stati veramente fortunati. Non abbiamo mai avvertito quel freddo morale troppo presente nella nostra attuale quotidianità.
    Il tuo post è stato una bella sorpresa per i ricordi.
    Buon pomeriggio. robi

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  5. Personalmente ho un rapporto bruttissimo con il freddo. Per esempio in questo momento sto scrivendo "attaccato" ad una stufetta elettrica. Qualcuno, per scherzare, mi ha definito mezzo uomo e mezzo termosifone. E vivo a Napoli!!

    Comunque contro il freddo fisico ci sono tanti rimedi, contro quello interiore no! Perciò di gran lunga meglio il primo tipo...

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  6. Ciao Carlo...nella scala dei valori mettici un principio, non puoi voler bene al prossimo se non vuoi, prima di tutto, bene a te stesso e questo comporta un briciolo di sano egoismo.

    Ricordo il braciere, enorme, incastrato in una ruota di legno dove si poggiavano i piedi, poi la scuola in convitto e i confort, fino al giorno che ho mandato a c@@@@@e famiglia e confort e ho deciso che la vita era mia e me la gestivo io.

    Non ho fatto corse verso il benessere, ho solo pensato che piuttosto che pagare 1.000.000 milione al mese di affitto, mi conveniva pagare un milione al mese di mutuo.

    Ho ancora uno di quei telefoni, ma la versione grigia, funziona alla grande, ricordo che non lo volevo e il mio vicino mi ha prelevata e portata all'allora SIP a fare il contratto.

    Più volte ho detto che odio il freddo e quando le previsioni metereologiche dicono neve, carico il surgelatore di carne, pesce, verdure, legumi, pane e ... aspetto che passi.

    Il freddo esteriore lo combatto così, mi rifiuto di uscire, lo status di pensionata me lo consente...quello interiore...vale la premessa che ho fatto, non è simpatica, ma è reale.

    Notte buona Carlo...almeno spero.

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  7. Ciao Carlo,
    intanto grazie per aver condiviso con noi questi racconti.
    In questi giorni il mio pensiero va a quello persone che hanno perso qualcuno... mi sono fatto più volte la stessa domanda, perchè? Facciamo gli invincibili, parliamo di alta tecnologia e altre cose spaziali e poi nel 2012 la gente muore per il freddo. 40 circa in italia e centinaia all'estero.
    Davvero non riesco ad accettarlo.
    un saluto

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  8. Esattamente settantuno anni fa , 9 febbraio 1941 , Genova aveva subìto all' alba il tremendo bombardamento navale inglese .
    Rovine , morti e .... freddo e ..... fame . La mia famiglia abitava da alcuni anni in un caseggiato moderno col riscaldamento e l' acqua calda centralizzati , cessati però dall' inizio della guerra per la mancanza del carbon fossile con cui veniva alimentata la caldaia . Eravamo perciò tornati alla stufetta di ghisa in cucina e alle pentole di acqua calda nella vasca da bagno . Naturalmente non c' erano saponette e ci si lavava col sapone da bucato : razionato . Come il pane , il sale , il latte , lo zucchero , la pasta , l' olio e tutto il resto . Ora , perlomeno , abbiam solo la neve . Forza , Ragazzi ! wally

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  9. Ma che bel post Carlo... anche io al caldo della mia casa sento quel freddo nelle ossa, brividi che non riesco a far smettere!!

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  10. Naturalmente, data la mia età, ho rivissuto leggendo questo tuo post molte cose di "allora": niente ascensore, telefono duplex sì, vasca in metallo come tinozza messa in cucina perchè si accendeva un fornello a carbonella sì, riscaldamento no. Potrei seguitare.
    Guardo anch'io intorno a me e il freddo lo sento eccome, però anche
    fisicamente. Infatti qui da me sta nevicando: Roma ancora una volta s'imbianca.

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  11. Buongiorno Carlo,
    anch'io ricordo, avendole vissute, le stesse cose che tu hai descritto, ma ci sentivamo felici in qualche modo perché quando hai poco o niente e piano piano vedi trasformare la tua vita in meglio, ne godi gli effetti, li assapori, li gusti e ti senti contento di quello che sei riuscito a cambiare.
    Il bello sta proprio nel crescendo delle cose, come la musica che da toni bassi va in crescendo fino al raggiungimento della sua potenza. Oggi invece stiamo subendo il contrario... stiamo andando a ritroso... e non è lo stesso freddo di allora... è un freddo interiore, che ti congela l'anima, che non ti fa vedere miglioramenti, ma ti fa temere di tornare alla tinozza e al telefono duplex, se non addirittura alle candele.
    Mentre prima non ci aspettavamo tutto quello che di tecnologico è arrivato dopo per il nostro benessere, perché eravamo abituati alle "intemperie", oggi siamo in sconfortante attesa che ci venga tolto, anzi ce lo stanno già togliendo, lo hanno già tolto a molti... questo è il dramma...
    La vedo dura, molto dura!

    Buona giornata, Carlo... anche qui ha nevicato di nuovo.
    Nadia

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  12. Carissimo sento lo stesso freddo e se penso alla condizione dei giovani....mi prende il gelo!!!!!!!!!!!!!!

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  13. Buon fine settimana anche a te e , soprattutto , buona polenta ! wally

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  14. Un vero e proprio "pensiero a ritroso",ma speriamo che non venga una vera e lunga glaciazione perchè allora i conti non tornerebbero.
    Corinina

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