30/05/17

Via della Polveriera

Alcuni giorni fa, collegandomi a Facebook, ho ricevuto l'avviso che uno tra gli "amici" che ho su quel social aveva pubblicato qualcosa. Subito dopo aver letto lo stesso ho provato una forte emozione, mista a stupore. La particolarità di quella notifica stava nel profilo Facebook citato, relativo ad un caro amico blogger recentemente scomparso: Aldo (il Monticiano) di Via della Polveriera.

Cliccato sulla notifica sono finito nella pagina Facebook di Aldo dove era stata pubblicata una storia, scritta nel tipico e indimenticabile stile con il quale, lo stesso, ci proponeva i suoi bei racconti. Non saprei se è stata pensata dal figlio (che parecchio gli somiglia) oppure da una sua nipote.

Invece, so che ancora una volta mi sono commosso ed ho sorriso, come solo le storie di Aldo sapevano fare. Ho aspettato qualche giorno per vedere se venisse pubblicata anche sul blog. Così non è stato e, quindi, ho deciso di proporla qua da me, a beneficio degli amici blogger che su Facebook non ci sono. Con una raccomandazione: prendetevi del tempo perché ne vale la pena. Ho chiuso i commenti per questo post perché non credo sia necessario dover aggiungere altro. Buona lettura.


Il FUNERALE

Sì, lo so, è passato un po' di tempo, forse troppo ma anche qui da queste parti, non ci crederete, ce sò tante cose da fà, da sistemà... Per uno preciso come me non è stato facile ritrovasse. E poi c’è un sacco di confusione, di traffico, pure di burocrazia, tra chi scende, chi sale, non è poi tanto diverso da laggiù. Quindi, mi perdonerete, se tra 'na cosa e n'artra, sò passati quasi due mesi da quel giorno…

Il 6 aprile 2017, il giorno del mio funerale.

All'uscita dalla chiesa, una volta finita la messa, fù un coro unanime, un passaparola, tutti a dì la stessa cosa! "Ma hai visto che funerale, che prete… Pensa se ce fosse stato Aldo… Di sicuro c'avrebbe scritto qualche raccontino, avrebbe trovato da ricamacce sopra, tanto è stato buffo e curioso". Beh, eccolo quà il raccontino, è arrivato, tardi, ma è arrivato.

Cominciò tutto un paio di giorni prima. Quella mattina, nel letto, così tra la veglia e il sonno, mi sembrava di sentirmi chiamà. Prima piano piano, quasi sottovoce, poi più forte, più chiaro: "Aldo, Aldo, ascoltami". Lì per lì pensavo a qualcuno in casa, ma poi aprendo gli occhi vidi che non c’era nessuno, quindi me dissi: "Vabbè, sto a sognà…”. E ripresi a sonnecchiare… Ma niente, subito dopo ecco ancora quella voce insistente: "Aldo, dai svegliati… Su, non ti riaddormentare… ALDOOO!!!"

A quel punto mi tirai su e risposi: "Sì, che c’è? Chi è?!"
"Come chi è? Che non l'hai capito? So' er principale, su, nun fa finta de niente".
"Ma chi? Gianfranco? Ma lui se ne è andato qualche anno fa, nun pò esse!"
"Lo so, lo so, e so pure che era un grande amico tuo. No, ancora de più… So' proprio er capo Ndringhete! Come te devo dì… SSO' DIO!"
A sentì sta frase me svejai del tutto e appizzai bene le orecchie.
"Senti, Aldarè, insomma nun sei stupido, l'hai capito da un pezzo che ce semo... È arrivato er momento de cambià reparto, de salì sopra… È inutile falla ancora più lunga".

"In effetti" pensai "un po' stanco lo sò davvero". Ma ecco ancora quella voce: "Senti, io però 'na cosa te la vojo proprio dì, siccome mi hanno riccontato tutti che sei stato un omo bono e onesto, c’hai tanti amici, tutti ti hanno voluto bene e io pure poi ho controllato… e risulta proprio così… Te vojo fà un regalo, un ultimo desiderio da esaudì, qualunque sia.

"Ah, sarebbe un po' come l'ultima sigaretta? Ma che me 'mporta, ho smesso da un sacco e poi messo così manco me la gusterei…"
"Ma no che hai capito, un desiderio grande, importante, guarda che me poi chiede tutto, proprio tutto!"
A sentì 'ste parole me ringalluzzii. Me dissi: "Aho, ha detto proprio tutto, e non se po' lascià perde". Cominciai a pensà, me se frullò er cervello, capirai, avoja a desideri incompiuti!!! 'Na vagonata intera, c'era solo l'imbarazzo della scelta. Qualcuno serio, qualcuno scemo, qualcuno un po' osè, che manco me pareva er caso, qualcuno un po' banale… C'era pure er derby quella sera… pè un attimo, ce pensai pure… Ma poi all'improvviso… Eccotelo qua. Mi venne tutto chiaro. Eccolo il desiderio GIUSTO. Quello che più mi si addiceva, da teatrante, guitto, affabulatore e raccontastorie come so' sempre stato.

E così risposi: "A padtreetè, me piacerebbe assiste al mio funerale. Insomma, 'na sorta de ultimo spettacolo, stacce sì cor corpo entro la bara, ce mancherebbe, ma anche potè vedè, sentì, origlià tutto, come nascosto dietro 'na colonna. Ecco sì, ho deciso, me piacerebbe esse invitato, come dicheno sempre le mie nipoti, a questo ultimo grande "EVENTO". A quel punto la voce sparì e me riappisolai, pure col dubbio che era tutto un sogno, e figurate se poteva andà così, però chissà…

Certo me toccò sbrigamme, dovetti approfittà de na breve assenza der mì fijo che era andato a lavorà. Aho, quello nun me mollava, s'era piazzato quà e me costringeva a resiste… E magna, e bevi, e tirate su, e pja la pasticca… Uffa, io da mò che m'ero rotto! E così a quel punto, sereno e tranquillo, me lasciai, finalmente, andà, beato tra le donne, come piaceva a me. Nelle dolci mani della mia adorata nuora Fenni e con la pora Emilia, a cui ultimamente avevo dato tanto da fà.

Passò poi un giorno, diciamo così, di rappresentanza. A proposito, chi l'avrebbe detto che il vestito del matrimonio me stava ancora così bene, sembravo un figurino! E così poi arrivò il grande giorno dell'ultimo spettacolo, il giorno del funerale. La "location" in fondo non era così male, Santa Bibiana ar confine con San Lorenzo e l'Esquilino. Antica, rovinatella, forse poco conosciuta, ma co' dentro pure 'na statua del Bernini. Io me la ricordavo anni prima, fredda e umida, quando mi fijo ce faceva il chierichetto cor sinalone bianco e je cascava tutto dalle mano. Invece quella mattina c'era pure er sole e se stava proprio bene. So' arrivato pure cor Mercedes, e chi l'avrebbe mai detto, io al massimo er 127.

E poi quanta gente, quanti amici, nipoti, parenti, i bloggers, i vicini de casa, insomma… È stato proprio un piacere rivederli tutti, tutti insieme lì, per me, quasi quasi valeva la pena de morì. E poi c'era pure chi nun se vedeva da anni, a momenti nun se riconoscevano! Però me sa che qualcosa da quel giorno è cambiato… Da certi discorsi, da certe mezze frasi, me sa che hanno capito, finalmente, e nun se perderanno più come prima. Dopo un po', finiti i saluti, cessato il brusio, tutti entrarono in chiesa e cominciò lo spettacolo. Fu a quel punto che entrò l'attore protagonista: il PRETE.

Ora, nun è che potevo pretenne quello bello de Uccelli di Rovo o l'attore americano che adesso ha fatto er Papa, però nà sagoma come questo proprio nun me l'aspettavo. Piccoletto, cicciottello, andatura traballante, coi capelli bianchi, corti, dritti come zeppe, tipo Spencer Tracy pè capisse. E poi, come se non bastasse, più di un difetto nel parlare. Sempre a tirà su, a tossì, a schiarisse la voce. Sarà stato pure raffreddato ma insomma pe' di messa un po' de voce e d'eloquio sciorto serve, o no? Possibile che nun ce n'era un'altro?! Inoltre uno così bello anzianotto si suppone che la liturgia della messa se la ricordi a mena dito, invece o non la sapeva, oppure se l'era dimenticata.

Er dramma è che se scordava spesso pure er breviario indove stava scritta. 'Na volta sotto al vangelo, sopra er pulpito dove prima era salito. Nàrtra dietro al calice e all'ampolline sull'altare. E quando poi lo ritrovava, se perdeva gli occhiali pè legge. Insomma, con tutte ste pause, sembrava peggio de Celentano e la gente cominciava pure a ride.

Com'è, come nun è, s'arrivò pure alla predica. Ora nun so se avesse percepito che né er morto, né l'invitati, erano tutti propriamente dei baciapile ma cominciò, forse pè vendicasse, tutta 'na tiritera su vita terrena e vita spirituale, che anche se la prima finisce la seconda continua. Ma, occhio, pò esse piure de no! Non continua manco pe' niente! Che a sto punto, più de quarcuno s'enalberò e pensò "e nò Zi prè, te stai a sbajà! Almeno quella spirituale ce l'avete sempre garantita e proprio mò voi cambià?!"

Ma er pezzo forte doveva ancora venì e fu er momento della benedizione della salma, cioè de me. Cominciò tutto un lavoro, una preparazione, co' 'na serie d'impicci infinita. Forse, porello, quarcuno avrebbe dovuto aiutarlo, oppure organizzaje le cose prima… Che ne so, almeno accenneje l'incenso. Invece no, tutto da solo, cominciò ad armeggià, ma le cose je cascavano e l'incenso nun s'appicciava proprio. Insomma un bel casino.

Pe' fortuna a tojerlo dall'impaccio intervenne quel bravo dottore, amico del mi fijo, che m'aveva pure visitato quarche vorta. Insomma, nun sò se pe' pura compassione o per fedeltà assoluta al giuramento d'Esculapio, intervenne a soccorrerlo, nella duplice veste da neurologo, abituato agli anziani un po' rimba e da ex chierichetto, ancora esperto di queste mansioni.

A quel punto il peggio sembrò passato e cominciò finalmente la benedizione della bara. Ma niente da fà… il numero nun era ancora finito! Innanzi tutto l'acqua santa, o nun usciva per niente o veniva giù a scrosci, e poi cominciò tutta una serie di giravolte, passando pelo pelo tra la bara e il muretto dell'altare, tra il primo banco e i fiori, e ad ogni passaggio, sempre incerto e barcollante, tutti pensavano la stessa cosa: "Eccolo là, mo casca, mo fa er botto! Quelli in prima fila già pronti, co' le mano protese pè provà a raccojelo… E devo dì che pure io qualche preoccupazione ce l'ho avuta, sai che figura se me cascava addosso! C’era il serio pericolo de fanne 'n'altro de funerale, o come minimo de chiamà de corsa er 118. 

Questo fu il clou! Tutti a ride e peggio pe' chi tentava de trattenesse, magari soffiandose er naso o girando la capoccia da qualche altra parte. Insomma, una vera farsa, proprio come piaceva a me. Niente lacrime e tante risate, mejo nun potevo pretende e ringrazio ancora l’incolpevole prete di avemme dato una mano, scusandomi se sono stato troppo irriverente. A dilla tutta un par de lacrimucce ce so pure scappate, quando parlarono l'amico mio Bruno e l'accorata mì nipote Flavia, ma così, appena appena, tanto pè ricordasse che era pur sempre, un funerale.

A 'sto punto se chiude er sipario ma er regalo più bello, nun ce lo sapevo, doveva ancora venì. Lo sapete dove sò annato a finì? Dove mejo nun poteva esse! Sto ar Verano, reparto bambini, cor mì nipote Francesco, nato tren'anni fa e tre giorni appresso morto, senza che lo potessi manco vedè. Angioletto mio, pure 'na poesia je scrissi allora, pe' addolcì er dolore, senza però riuscicce. Stiamo vicini vicini, se famo compagnia. E dove lo trovo 'n'artro pubblico così attento che me stà a senti?

Mejo der Blog! Sai quante storie c'ho da raccontaje, sai quanti arretrati e quante favole… e poi er tempo nun ce manca certo…