13/04/14

Ho fallito

Le sensazioni che provo in questo momento, sono due. La prima è simile a quella che assale chi interrompe, improvvisamente, un piacevole sogno. Il risveglio brusco, di per se, è spiacevole. Se a questo si accompagna il ricordo di immagini vagheggiate nel sonno che ci procuravano un particolare benessere, il fastidio diventa maggiore. La seconda sensazione, invece, è provocata dalla consapevolezza che non vedrò mai terminato il progetto che stavo realizzando da alcuni anni. Due stati d'animo, generati da un fallimento. Chi non ha mai sognato ma, ancor più, chi non s'è mai impegnato per tramutare un sogno in progetto e poi lavorare allo stesso per trasformarlo in qualcosa di reale, difficilmente potrà capire cosa vive intimamente una persona che sa di aver fallito.



Fallire. Nelle mie riflessioni sulla crisi economica che attanaglia il nostro Paese già da anni, sui Governi che nulla facevano per scongiurare il disastro e su altri che per scongiurarlo sconvolgevano le vite degli individui, ho spesso parlato di qualcosa che stavamo perdendo e che, da sempre in questo blog, definisco "qualità della vita". Denunciavo questo e venivo tacciato di disfattismo, di parlar male del Paese, di essere uno che sapeva solo criticare. Chi replicava in questo modo, tuttavia, si esprimeva amplificando gli stessi slogan diffusi dal leader politico venerato al momento, dimostrando di non aver nessun pensiero proprio, nessuna consapevolezza, solo aria fritta.
Eppure tutte le volte che ho scritto in questo blog intendevo riflettere su esperienze e realtà vissute anche in prima persona e su fenomeni che dovrebbero toccare la sensibilità di tutti, anche quando non coinvolti direttamente. Perché non curo un blog per impiegare il tempo che altrimenti non saprei come trascorrere. Perché non scrivo per il semplice gusto di riempire pagine di belle parole e princìpi, per poi compiacermi con me stesso se condivisi. E neanche per il semplice gusto di criticare un partito, un capo di governo, un politico, un popolo senza più orgoglio e dignità.
L'ho amato, curato ed in esso sognerò fino all'ultimo giorno.
Lascerò "il giardino", quell'angolo del mio mondo che spesso ho raccontato in questo blog, nel quale ho molto sognato, sul quale avevo progettato e stavo costruendo la mia vita quotidiana e quella futura. Un progetto incompiuto sul quale, purtroppo, interverranno altri e nel quale, me l'auguro, sapranno sognare altri. Oggi celebro il mio fallimento e chi non ha mai ascoltato, curato ed amato un angolo di natura, non può comprendere cosa significhi.
Devo lasciare, anzi sono costretto perché devo necessariamente ridimensionare la qualità della mia vita, negli ultimi tre anni sempre più difficile da sostenere. Una vita di lavoro, di impegno, di tanti sacrifici e rinunce non è bastata a salvare quelle certezze che pensavo raggiunte, finalmente.
Fallire. E' terminata una fase della mia vita, l'ennesima. Questa volta, tuttavia, è un cambiamento non cercato, non voluto. Il peggiore. Ora inizia una frenetica ricerca, quella di una nuova abitazione. Dove sarà e come sarà non lo so. Oggi l'unica certezza è ciò che dovrò lasciare entro la fine dell'anno ed anche una sensazione: ricostruirò la mia vita ma la "qualità" non sarà più la stessa. Il tempo a disposizione per tornare a ieri, non ce l'ho più. Le forze, a parte quelle che nascono da una profonda rabbia che cerco di tenere a freno, non sono più quelle che mi sostenevano fino a qualche anno fa.
Racconto questo, non perché cerco giustificazioni o sostegno morale per il mio fallimento. E' una condizione che in questo momento condivido, comunque, con chi è ben più disperato di me e che, come me, deve lasciare. Deve lasciare perché oggi una persona capace, stimata e serio professionista che alla soglia dei 50 anni si trovasse senza lavoro, ha poche alternative e nessuna certezza nel futuro, a parte l'umiliazione quotidiana, l'angoscia del futuro, sovente la depressione.
Quello che voglio trasmettere è altro, un avvertimento, come i tanti da me diffusi in passato, spesso inascoltati, criticati, derisi. Attenzione, il mondo sta cambiando e il cambiamento non è positivo come vogliono farci credere. Difendetevi e fatelo con tutte le vostre forze perché l'alternativa è un'esistenza precaria, difficile, anche a rischio fallimento. Stanno minando la qualità della vita degli individui. E' un processo neanche tanto lento, comunque progressivo che coinvolge giovani, anziani, lavoratori e pensionati. Non ci sono più certezze, non ci sono sicurezze. Ce le stanno togliendo e quando ve ne accorgerete, se ve ne accorgerete, potrebbe essere troppo tardi. Quindi, reagite. Reagite ora finché siete in tempo.

14 commenti:

  1. In assoluto, il post piu' struggente che ho avuto la fortuna di leggere fra queste pagine.

    Ti voglio bene, Compagno Carlo.

    Hasta
    Zac

    RispondiElimina
  2. Ciao Carlo
    mi unisco alle parole di Zac. Ho letto il post tutto di un fiato e non capita spesso quando si leggono scritti un po' più lunghi... perché in queste parole in queste righe si senta l'anima.
    Non ci sono molte cose che posso dirti se non mandarti un abbraccio vero.
    Per il resto ogni giorno combattiamo con elementi e personaggi assurdi che vogliono cambiare in peggio la nostra vita... difficile resistere ma ci proviamo.
    Credo si possa fare qualcosa solo attraverso l'educazione delle nuove generazioni e in questo ci vorrebbero famiglie pronte e preparate ma sappiamo che anche in questo caso molte volte non è così.
    Facciamo del nostro meglio cercando di mettere in guardia anche gli altri, di più non so...a volte si fa fatica perché si ha la sensazioni di essere soli rispetto alla quantità di individualismo che ci circonda.
    Ma resistiamo
    Ti abbraccio

    RispondiElimina
  3. ResistereResistereResistere....
    Ne è passato del tempo, eppure siamo ancora qui e cerchiamo di resistere e soprattutto, per quanto mi riguarda, di trasmettere a chi 'comincia' una vita,
    quanto sia importante saper difendersi e reagire.
    Una pagina esemplare, grazie.
    Cristiana

    RispondiElimina
  4. l'angoscia mi ha chiuso la gola...ho lottato una vita intera: donna che intraprendeva un ruolo maschile... sola...l'illusione di una famiglia...ancora una volta, sola...crescere due figlie, da sola...finalmente, dopo tantissima fatica, la serenità e arrivi tu a rimettermi in guardia - in un baleno mi è ritornata l'ansia, la compagna di molti anni...la paura, mamma mia, Carlo che brutta sensazione...

    RispondiElimina
  5. Mi spiace Carlo. Sono in grado di comprenderti più di quanto tu creda. Non mi sono chiari i motivi del cambiamento, ma so bene come sia difficile rinunciare da un momento all'altro alla vita che pensavi di avere e rassegnarti ad una situazione che non hai scelto. Ho condiviso e condivido il tuo pensiero sul futuro negativo ed anch'io esorto alla reazione chiunque mi capiti a tiro. Spero che per te ci sia una soluzione positiva (per me invece il futuro sarà sempre più duro a causa della patologia di mio marito) e l'unico consiglio che posso darti è quello che do a me stessa : vivi un giorno alla volta e cerca nel presente le piccole cose positive che ci sono. Comunque ricorda che sei amico mio e potrei aver bisogno di te in futuro... Anna

    RispondiElimina
  6. caro Carlo,
    capisco la tua amarezza nel dover rinunciare a ciò che hai costruito con tanta passione in molti anni, ma sei ingiusto con te stesso definirlo fallimento. Stiamo combattendo tutti su di un ring contro un avversario invisibile ma spietato e dopo tante legnate molti devono gettare la spugna.
    Faccio mia una frase di Loretta che mi ha incredibilmente offerto uno spiraglio in un momento di amarezza ed aridità totale: "robi, devi reinventarti". Penso che valga in ogni situazione, dalla mia, tipicamente esistenziale, alla tua, di rinunce a quanto costruito con dedizione e sacrificio. Mi è sempre piaciuto pensarti in quel giardino dove hai curato con amore le tue amiche cornacchie e dove mi facevi invidiare i menù estivi
    della tua vicina. Non scoraggiarti Carlè perchè il tempo è ancora dalla tua parte, parola di robi.

    Un affettuoso abbraccio, robi

    RispondiElimina
  7. e con grandissimo dispiacere che apprendo di questa tua decisione di mollare, spero tu ci ripensi perchè ti considero una persona intelligente, equilibrata che dice anche nei suoi commenti cose SENSATE.Un abbraccio e un augurio di Buona Pasqua.

    RispondiElimina
  8. Mi sono commossa, caro Carlo, perché ho provato la stessa sensazione quando ho dovuto lasciare il "mio giardino" per capitare qui, nella casa in centro a Livorno che prima era di mia madre, dove non c'è neppure un balcone.
    Comunque, dai, ti rifarai quando andrai in pensione.
    Intanto passa una serena Pasqua.
    Nadia

    RispondiElimina
  9. Difficile da commentare.
    Come dice Anna, serve vivere un giorno alla volta e prendere quello che quel giorno offre di positivo.
    Anche se, aprendo i giornali o ascoltando la gente che mi circonda, di positivo ormai non vedo più niente.
    Ormai siamo arrivati al C'ERA UNA VOLTA.
    Passa una buona Pasqua Carlo, ti auguro anche una Buona futura vita.
    Tina

    RispondiElimina
  10. Mi hai fatto venire in superficie, con queste tue parole, un'amarezza che avevo già un po' velata. E adesso mi sento triste. Buona Pasqua, compatibilmente.

    RispondiElimina
  11. Capisco, almeno forse in parte. Come posso, ti sono vicina. Sara

    RispondiElimina
  12. Sono giorni che passo e ripasso qua sopra. Senza saper proprio cosa dire per farti arrivare il mio "esserci".
    Posso solo dirti una banalità che però è una banalità inscritta nella mia pelle. Per averne fatto esperienza, un'esperienza di cui porto i segni, segni di cui vado fiera perché sono quelli che mi rendono unica, inconfondibile.
    La vera vittoria è saper vivere le sconfitte. Io non ci credevo, credevo fosse una stronzata, una frase fatta. Invece è proprio vero. E' dal ripiegamento, dal toccare il fondo, dallo sdraiarsi a terra, da quel contatto lì, che viene forza. E' un movimento fluido, dolce, senza strappi, senza violenza.
    Non è tensione, non è nemmeno resistenza. E' la resilienza. La capacità di un individuo di ristabilire un equilibrio interiore quando qualcosa, o tutto, l'ha turbato. Ed esiste. E siccome io ti conosco, so che tu ce l'hai.
    Quello che dici è vero. Ci stanno togliendo molte cose, cose essenziali, e un po' alla volta. Quando un sacco di riso cessa di essere tale? Quando ne tolgo un chicco? Ma no. Allora ne tolgo altri. E' sempre un sacco. Poi a forza di toglierne uno alla volta il sacco si vuota. E non è più un sacco, e nessuno potrebbe determinare il momento in cui, chicco dopo chicco, ha cessato di esser tale.
    Ma questo nella storia è già successo. Decine di altre volte, forse centinaia. Gli uomini hanno dovuto lottare per la vita in miriadi di occasioni: per guerre, pestilenze, carestie. E' una questione che investe l'antropologia, prima ancora che la storia o la cronaca. Fa parte della nostra essenza esistenziale, la crisi, il fallimento. Fa parte del cammino.
    E' quello che ci costringe a non sederci mai, a non dire mai "sono vecchio, ormai posso riposarmi". E' quello che ci costringe a restare eternamente giovani, fino all'ultimo giorno in cui avremo fiato.
    Coraggio, Carlo. Ti abbraccio. Io ce la faccio un giorno su tre, ma ce la faccio sempre. Ce la farai anche tu, io lo so, io ti ho visto, io so chi sei.

    RispondiElimina
  13. Ciao Carlo, sono passata di qua sperando in buone nuove, so che resisti, buon 25 Aprile! Sara

    RispondiElimina
  14. Ciao Carlo,
    credo che per fallire si debba tentare.
    tentare è uno dei molteplici modi di provare a vivere questa vita.
    Il fallimento ci accompagna, nessuno ha sempre vinto, ma il provarci è una cosa splendida.
    Tu ci hai provato, ci sei arrivato vicino e questo ti ha dato tanto.
    Poi la vita è strana, spesso per raggiungere un obbiettivo che neppure consideravamo dobbiamo passare per tanti e dolorosi fallimenti.
    L'importante è ricordarsi che si ha avuto il coraggio di buttarsi, di provare, di vivere.
    Un abbraccio

    RispondiElimina